domenica 29 novembre 2009

Genova, ieri

Una temperatura mite da rendere incredula la mia pelle appena scesa da un treno (puntuale!) che si è fermato alla stazione Principe, a pochi minuti a piedi da Booksinthecasba. Con un gruppo di amiche e colleghe, dopo una sosta per l’irrinunciabile caffè, sono approdata in questa deliziosa libreria del centro storico. Salendo questa scala siamo arrivate in un soppalco che si è trasformato in una culla dove abbiamo piacevolmente parlato di madri, padri, bambini, creatività, arte terapia, dolore, solitudine. Una culla perché eravamo seduti tutti insieme, senza tavoli, scrivanie, microfoni. Uomini – pochi, ma molti più del solito - donne e bambini che un po’ ascoltavano e un po’ sfogliavano libri. Bambini che hanno smesso di leggere quando, di fronte alla domanda: “sono aumentate le depressioni post-partum negli ultimi anni?” ho incautamente risposto: ”in passato esistevano, eccome, ma erano più nascoste nella rete familiare, oggi non solo sono aumentate a causa delle pressioni sulla donna negli anni centrali della vita (lavoro, famiglia, tempo per sé), ma i casi di donne che uccidono i propri figli hanno reso più evidente il disagio che può accompagnare la maternità”. Pare che qualche bambino mi abbia guardata con gli occhi sbarrati e io spero davvero di non averli spaventati troppo.
Un grazie enorme ai titolari della libreria che con competenza e passione svolgono il mestiere di libraio: luoghi simili sono boccate di ossigeno per chi ama i libri, le parole, la vita vera. Grazie a Maddalena di farmacia Serra, e ai suoi bellissimi figli: è un regalo grande incontrare di persona chi si è conosciuto in rete; grazie a tutte le persone che hanno detto parole così belle in merito al libro: non mi abituerò mai alla commozione che mi provocano. E grazie alla trattoria i 2 truogoli dove insieme a un bel gruppo di donne ho cenato in modo eccellente con un modico prezzo. Infine, grazie Francesca, il tuo impegno ha fatto sì che una delle più belle giornate legate al libro sia stata Genova, ieri.

martedì 24 novembre 2009

Errata corrige

La presentazione del libro, a Genova - sabato 28 novembre - non è alle ore 17, ma alle 17,30.

lunedì 23 novembre 2009

Amiche e Booksinthecasba

“E poi, molti hanno volutamente o inconsapevolmente perso qualche tappa dei miei (numerosi) cambi di personalità. E continuano a volere (o a credere di) parlare con una My che non c'è più. E tu sei lì in mezzo, ognuno ti tira verso la sua immagine di te”.
Ho letto questa frase nel blog di My e pensavo a quanto di frequente questo accade. Tanto quanto forse è corposo il numero di persone che considerano la vita qualcosa di fisso è immutabile al punto tale che se ci si reincontra dopo un po’ di anni - a volte anche pochi - hanno la pretesa di pensare che in quel tempo nulla abbia inciso, nulla abbia trasformato. E ti proiettano l’immagine di te che avevano allora (che tra l’altro è poi da stabilire se corrispondeva alla realtà, e alla complessità) e magari aggiungono “non ti riconosco più”. E capisci che non si riferiscono all’aspetto fisico, ma a qualcosa di interiore, che in quanto a cambiamento inquieta ancor di più troppe persone. Tant’è. Quando si tratta di trasformazioni si entra nel tema del tempo e della morte, ed è evidente che l’argomento non è dei più gettonati, ma provoca anzi fughe e difese, e se necessario anche stupori. Comunque. Questa premessa per dire che per fortuna esistono gli amici. Quelli con la A maiuscola intendo, quelli che averne uno o due nella vita è una fortuna immensa, quelli a cui non devi dimostrare niente, né loro a te; spiegare niente, né loro a te; quelli che sopportano il tuo dolore e la tua felicità, e tu la loro. Che la felicità è molto più dura da tollerare. Quelli che perdi di vista perché ci si trasferisce in luoghi diversi e ti reincontri anni dopo e riprendi esattamente da dove avevi interrotto. Quelli che, come Carmen e Luisa, prenderanno con me un treno verso Genova, sabato 28 novembre, e mi faranno compagnia alla libreria Booksinthecasba, dove alle 17, ci sarà la presentazione del libro, organizzata dall’Associazione Indaco arte e danza movimento terapia. Ci saranno colleghe arteterapeute e dunque si parlerà non solo di maternità, ma anche di arte terapia e di processo creativo: nelle immagini e nella scrittura. Mi piacerebbe molto che ci fosse anche solo una delle persone che legge questo blog, ma so bene come sono i tempi di ognuno di noi. Nel caso, fatevi riconoscere!

venerdì 20 novembre 2009

Poesie di Fabio

Troppo

Le siepi erano onde verdi
nel buio.
Gelido vento.
Entrammo a quella festa
ed era un cimitero
seduto.
Bevvi e urlai per un paio d’ore
buone:
“Bella festa! Complimenti!”
E così via.
Sfondai un divano
e ruttai alla Luna.
Poi tutto fu troppo
da sopportare.
Per loro.
Per me.
E presi la via di casa.



Voce del verbo Andare

Guardo le tue foto
in bianco e nero,
con sorrisi tirati
che annunciano
ore dure
e/o
giorni di gloria.
Sei troppo saggia
per essere felice,
o forse
lo siamo poco
entrambi.

Il tuo gatto
m’accarezza
e mi odia
e così,
almeno lui,
dimostra
tanta saggezza.

Il mio cuore
è uno zolfanello
dimenticato,
e io ho già deciso
che proprio non posso restare.


Cammino

Sotto i cieli della Castilla
vago verso
il vuoto.
E’ l’azzurro che m’attende,
è il volo del passero
contro
vento.

Il nero sguardo di Sofìa.

Ah, questo
bastone danzante,
oh, la pace
del sensi;
sì oggi è così,
lasciate cantare il mio cuore.



domenica 15 novembre 2009

Azar Nafisi a scrittorincittà

Uno dei libri che ho amato di più degli ultimi anni è Leggere Lolita a Teheran. L’autrice, Azar Nafisi, docente di letteratura inglese all’università di Teheran durante i primi mesi della rivoluzione Khomeinista, racconta di un gruppo di studentesse che insieme a lei si riuniscono in segreto una volta la settimana per parlare di letteratura e commentare i testi che sono proibiti dal regime: Madame Bovary, Lolita, Orgoglio e Pregiudizio e altri. La sensazione di libertà che emana dalle pagine che descrivono questi incontri è forte tanto quanto quella della prigionia che emerge leggendo delle innumerevoli violenze fisiche e psicologiche che subiscono quotidianamente le persone e specialmente le donne. Oggi, Azar Nafisi era a Cuneo, a scrittorincittà, per parlare del suo ultimo libro Le cose che non ho detto, e solo un metro di neve (che per fortuna non c’era) mi avrebbe impedito di andarla a sentire. E’ una bella signora con un incantevole sguardo ribelle che ha parlato del libro nel quale racconta molto di sé e della sua famiglia, facendo un parallelo tra il regime dispotico di un paese, e quanto una famiglia possa esserlo altrettanto. Ha sottolineato il potere della letteratura, della poesia e ha ricordato più volte che la repubblica dell’immaginazione non ha bisogno di passaporto e supera le censure.
Non so se farà altre presentazioni in Italia, ma se fosse, vale davvero la pena di fare dei chilometri per andarla a sentire.

domenica 8 novembre 2009

Diventerò madre?

La maternalità nasce con il desiderio, realizzato o meno, di un figlio, scrive Catherine Bergeret-Amselek nel suo Il mistero delle madri. Sui nostri blog ci occupiamo spesso di quel desiderio realizzato, con gli annessi e connessi, piacevoli e non, ma - perlomeno per quanto mi riguarda - non ho mai scritto un post sulle donne che non riescono a diventare madri. Eppure, ricordo bene che era un timore che avevo da ragazza. Questa riflessione è nata da uno scambio mail con on the widepeak, che leggo sempre e da cui imparo ogni volta qualcosa. Allora ho pensato di chiedere il vostro aiuto. Se conoscete qualche blog orientato su questa tema, e se avete voglia di segnalarlo nei commenti, mi fate proprio piacere. Io segnalo quello di Lisa Corva, autrice del libro Confessioni di una aspirante madre, ma immagino ce ne siano molti altri.

giovedì 5 novembre 2009

Segnalazione: dvd - prime cure del neonato

Segnalo questa iniziativa perché oggi diventare genitori e non aver mai passato un po’ del proprio tempo con un neonato, non è affatto inconsueto. Mi raccontava una ginecologa di come negli ultimi 4/5 anni accada che, mamma, papà e neonato - dopo le dimissioni - tornino in ospedale a chiedere informazioni che mostrano una carenza di nozioni di base in merito all’ abc di tutta la… faccenda.

martedì 3 novembre 2009

anoressia - arteterapia

La visione di Contracuerpo, short film di Eduardo Chapero, è tanto angosciante quanto efficace in merito al tema dell’anoressia e dà la misura del livello spaventoso di malessere che circola fra troppi adolescenti, e non solo. Nello stesso giorno in cui l’ho visto, mi è stato segnalato il video che una mia collega arteterapeuta, Barbara Fiore, ha realizzato insieme a una classe di ragazzi dell’Istituto Franco Balbis di Torino.
Mi domandavo, dopo la visione dei due video, quanto tempo sarà ancora necessario per far sì che in tanti - tanti da creare una corposa maggioranza - capiscano che non c’è bisogno di abiti firmati, di auto potenti, di corpi che aderiscono a un modello malato, ma c’è bisogno di amore, ascolto, condivisione, amicizia, empatia.
Non aggiungo altre parole, le immagini sono così efficaci da renderle superflue.