Temporeggiavo a leggere Madri assassine, diario da Castiglione delle Stiviere. Temporeggiavo perché pur desiderando sapere che cosa aveva scritto la giornalista Adriana Pannitteri, dopo un viaggio all’interno dell’ospedale psichiatrico giudiziario, l’argomento appartiene a una di quelle aree nelle quali non vorrei mai entrare. Vorrei poter negare che esistono, semplicemente lasciando un libro dimenticato. Ma i meccanismi di difesa non funzionano all’infinito e dunque l’ho letto, e ne scrivo. E’ un bel libro. Con alcune testimonianze di donne che hanno commesso un figlicidio, alternate alla storia di Maria Grazia, figlia di una donna malata di depressione. Sono storie in cui l’elemento comune è la psicosi e dunque entriamo in aree nelle quali non mi sento di trarre alcuna conclusione. Il meccanismo che si attiva nell’istante in cui una persona decide di ucciderne un’altra, o decide di uccidere se stessa, ha a che fare con qualcosa di non spiegabile, non prevedibile fino in fondo. Un elemento però accomuna le storie raccontate. La solitudine. Un male comune a troppe persone ma di cui soffrono in particolare gli anziani e le madri. E che quando si accompagna a delle patologie già di per sé molto gravi, può creare una miscela esplosiva fino all’irreparabile.
Riguardo allo stesso tema esiste un capitolo all’interno di Come uccidono le donne di Giuliana Kantzà, che poi amplia il discorso alle donne che uccidono i genitori, a quelle che uccidono per gelosia e altri casi ancora.
Non posso certo dire che si tratti di letture lievi, ma chi è interessato agli aspetti oscuri della vita può trovare in questi libri delle belle pagine su cui riflettere.
La cosa che ogni volta mi lascia perplessa, anzi che mi fa parecchio arrabbiare, di fronte a tragedie di questo tipo, è leggere che i familiari, di frequente, non si erano accorti del malessere della donna. O che l’avevano sottovalutato. Come si fa, mi domando, a vivere accanto a una persona e non rendersi conto che è al limite? Come si fa a farsi bastare le parole della stessa donna, la quale, lei per prima a volte, nega il suo star male? Ci sono persone che non hanno problemi a condividere le loro fragilità, ce ne sono altre che piuttosto di ammetterle arrivano a toccare limiti sottili come la lama di un rasoio. E tragicamente talvolta a sorpassarli. Sto pensando anche ai tanti adolescenti che soffrono di disturbi alimentari e ai troppi genitori di questi che vivono nella beata inconscienza. Un familiare stretto non dovrebbe mai potersi permettere di essere cieco di fronte a queste cose. Perché non è disattenzione, è omissione di soccorso.
Eppure è più facile di quello che si pensa. I figli se non vogliono far sapere, fanno di tutto per nascondere e i genitori non pensano che capiti proprio ai propri figli. C'è un detto che dice: "non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire";non per nulla i primi ad accorgersene spesso sono gli amici.
RispondiElimina@Renata: il non pensare che capiti credo sia una difesa abbastanza comune. E ognuno ovviamente tende a nascondere delle cose. Quel che trovo pazzesco è che una cosa simile possa funzionare a lungo nel tempo e per problemi gravi. Ovviamente non per tutti, per fortuna. Ma mi pare anche troppo frequente.
RispondiEliminaE' facilissimo. Basta vivere in una società che non fa nlla per rendere meno penoso e difficile il compito di madre.
RispondiEliminaPiccoo esempio:
Nidi che chiudono alle 16 e madri che lavorano fino alle 18 (ma che dire di quelle che lavorano anche di notte? In fabbrivca, nei ristoranti...).
Il parto. Rigorosamente con dolore. Epidurale negata. Travagli di 15 ore senza lo straccuio di un analgesico. Per le sfortunate quel momento può essere l'anticamera della depressione se non della follia.
Allattamento. Non sempre è facile. Eppure viviamo in uan società che decanta le virtù del seno e mette in guardia le donne dal malefico bibe.
I giochi. Bisogna giocare e stimolare il bambino. Anche se lavoriamo mediamente 9 ore al giorno. Se il bambino a un anno non recita la Dibvina Commedia a memoria è solo colpa della madre. Che è indegna.
Il cibo. Solo passati bio, carne fresca, pesce fresco. Se la mamma non ha tempo per preparare salutari manicaretti è un mostro che condanna il figlio a terribili mali da adulto...
Vado avanti?
Il più delle volte sono le stesse mamme a portare avanti questo baraccone di prove impossibili.
Iniziamo a ripensare noi stesse e la società che ci ospita. E iniziamo a rompere le balle perchè tutto sia più semplice.
Perchè il tempo non può essere un lusso ma un diritto. Le mamme devono smetterla di fare i salti mortali. Che inizi la società a sacrificarsi per loro e i nostri figli.
Ogni figlio è un futuro lavoratore che rimpinguerà le casse dell'INPS. Ogni bimbo in più è uno 0, di PIL che aumenta.
Noi valiamo.
Quoto gekina.
RispondiEliminaLa solitudine di certe donne, non solo delle donne-madri, in questa società è allucinante. Il discorso sarebbe troppo lungo e contorto...
Siamo discriminate da tutti e da tutto ed è facile arrivare ad un punto di rottura.
Per gli altri la maternità deve essere vissuta dalla donna come una rosea beatitudine. Ma il piu' delle volte non è così. E i tabu' rimangono tali.
Gli uomini restano ciechi di fronte a ciò che non possono capire e che si rappresentano come meglio credono e le altre donne, anche le madri delle madri, indossano la loro maschera.
Maschera a cui troppo spesso hanno fatto ricorso durante la loro vita, rassegnandosi o illudendosi che indossarla fosse "il meno peggio", alimentando così quei "modelli" della nostra società, in cui vige la 'legge della giungla', e il piu' forte oltre a sopraffarti fisicamente lo fa anche psicologicamente.
Troppe poche volte ci si pone delle domande; ancora meno si cerca di darloroi risposta o di trovare delle soluzioni ai problemi.
E l'incubo che si nasconde dentro alcune di noi a volte si libera.
@Gekina e Fiordaliso: e in tutto questo se poi una donna semplicemente non desidera diventare madre viene guardata male. Quelle che lo sono si arrangino, ma guai a pensare che si possono scegliere vite diverse.
RispondiEliminaOk siamo tutte d'accordo. E quindi?
RispondiEliminaCosa proponete? Facciamo qualcosa.
Un comitato? Un'iniziativa?
Io sono qua. Avete i miei contatti. Non aspettiamo un MAM fatto da chi della situazione reale della mamma media italiana non sa praticamente nulla.
Agiamo.
Un portale? Uniamo forze e competenze. Non un solito portalone di mamme blogger. Un portale serio dove si affrontino seriamente i problemi della maternità.
Mettiamo da parte i protagonismi, mescoliamoci e coordiniamoci.
Sul discorso mamme assassine segnalo il capolavoro di Sophie Marinopoulos, "Nell'intimo delle madri | Luci e ombre della maternità " .
Il 30 ottobre al Centro Candiani di Mestre ci sarà una tavola rotonda con dibattito dal tema "Un dolore inutile? Il corpo della donna disciplinato e monopolizzato dalle culture dominanti e da logiche di budget. Ovvero l’autodeterminazione negata ad un parto indolore: l’anestesia epidurale ancora un miraggio in molte realtà ospedaliere."
Potrebbe essere un'occasione per conoscerci.
Immagino che per molte Mestre non sia vicina... magari qualcuno che ci sta leggendo e che è delle mie bande verrà?
@Gekina 73 :Non sono affatto d’accordo sul fatto che le partecipanti al Mam non siano al corrente delle situazione media della mamma italiana. E’ un gruppo eterogeneo di persone che come nei vari siti parlano e vivono la maternità in modo già ben diverso da 4-5 anni fa. Allora sì che la situazione era drammatica, ora sta cambiando.Poi che siano donne che usano internet e in quanto tali non rappresentive al cento per cento, è ovvio. La rete non è ancora così diffusa. E non tutte la sanno usare. E io conosco e leggo (vedi link) ben più di un sito più che serio e lontano dai protagonismi. Scritti da donne che usano tempo e energie per portare un messaggio diverso, per sé e per le altre donne. Sul mescolarci sono d’accordo, e il Mam è stata una buona occasione per iniziare. Mestre potrebbe un’altra. Lo so che vorremmo tutte che le cose cambiassero in fretta, ma tieni conto che stiamo attaccando stereotipi secolari.
RispondiEliminaPer esempio oggi molto più che in passato si può dire che essere madri è una gran fatica. Ti parrà poco, ma non lo è. E io proprio nei vari incontri- Mam compreso- vedo il nascere di una forza di aggregazione che può essere la base per incidere anche su scelte politiche ( nidi, epidurale, etc..)
Comunque: Mestre a ottobre, sempre a ottobre sarò a Roma, Bologna, e Genova. In genere sono presenti tante blogger. Combiniamo!
Il problema è esattamente questo: oggi più di ieri essere mamma è una schiavitù. OLo dico senza arrossire.
RispondiEliminaLe mamme lavorano fuori e dentro casa.
Alle mamme oggi si chiede di curare i pargoli come delle pediatre, delle dietologhe, delle educatrici.
Una volta chi se ne fregava se i giochi erano pochi e poco stimolanti.
Oggi dal 4° mese devi leggergli le fiabe prima di addormentarlo, cantare e imparare filastrocche, fargli la platessa con l'apposito marchingegno, portarlo almeno due volte la settimana al mare, una volta in piscina per il corso di acquamotricità.
Se non farai tutto questo hai buone possibilità che tuo figlio da grande sia un mediocre.
Questo non è un passo indietro. E' un salto quantico nel passato più remoto.
Io non critico le mamme che hanno partecipato al MAM. Ma il MAM e la sua organizzazione. Tutta improntata al marketing.
Le mamme in rete sono tantissime. Oggi in italia sono convinta che non ci sia una mamma che non abbia aperto un blog.
il problema è che tutto questo non porta a nulla.
Mentre un'azione mirata può fare molto. Una lettera aperta per esempio. Ai maggiori quotidiani. Firmata da tutte noi.
Una lettera che parli di diritto al nido con orari compatibili al lavoro. O il diritto a rimanere a casa con nostro figlio con una paga che non sia lo schifo che ci danno oggi (il 30% dopo lo scadere dei 5 mesi).
Che parli delle morti materne per parto. Dimezzabili secondo il ministero della Sanità con standard assistenziali + elevati. Che ce li diano questi standard!
E poi l'epidurale. E il diritto a poter salire su un autobus con la carrozzina (un disabile può, un genitore con lattante no. deve chiuderla ma la carrozzina mnica si chiude!).
E il diritto nei condomini a tenere i apsseggini nel sottoscala senza che il vicino mobiliti un'assemblea per impedirtelo.
e... e...
@Gekina 73: Sul "culto del bambino" odierno hai ragione in pieno. Da quel punto di vista lì la situazione è peggiorata. La lettera mi pare una buona idea. Scrivimi all'indirizzo mail solitudinedellemadri@tiscali.it e ci scambiamo numeri di telefono.
RispondiEliminaSul marketing: le mamme hanno parlato dei loro libri (che non raccontano che la maternità è tutta una favoletta, e altre autrici di siti che seguono filone analogo). Inoltre se attraverso il MaM donne che non hanno un lavoro promuovono un'attività di qualunque genere e tipo, che può diventare un lavoro, ben venga. Se è un marketing non contro le donne ma a loro favore ha tutta la mia approvazione. Tu non ci crederai, ma io amo pochissimo le presentazioni (che sono anche marketing). La soddisfazione di scrivere un libro me la sono già presa. Potrei fregarmene e lasciar perdere. Un lavoro ce l'ho. Eppure sento il dovere di aiutare le altre donne semplicemente cominciando a dire qualcosa di diverso. Attraverso il marketing delle presentazioni faccio la mia piccolissima parte. Ma la faccio.
No marilde. e' peggiorata anche dal punto di vista del lavoro.
RispondiEliminaUna voklta con uno stipendio ci campava una famiglia di 4 persone.
Oggi con due stipendi ci campano in tre se è tanto.
Le donne una volta erano relegate a fare le madri e le casalinghe.
Oggi devono fare le madri, le casalinghe e le lavortatrici.
Il tutto senza uno straccio d'aiuto.
La ore di paternità se la prendono credo meno dell'8% dei padri.
E' peggiorata anche nella società. Una volta un bambino era una benedizione. Oggi nei condomini è considerato yuna rottura.
ti faccio un esempio. QUi a Venezia c'è il Lido con le capanne per la stagione estiva. Ho faticato quest'anno a trovarne una per me e la mia famiglia perchè quasi nessuno voleva un bambino piccolo in capanna! e non parlo di coppie senza figli. Ti parlo di famiglie magari con bambini grandi.
L'Italia è un paese di e per vecchi.
I bambini con mamme al seguito sono ospiti indesiderabili.
Sarò un po' impegnata in questi giorni, però ti scrivo alla mail che mi hai indicato.
Intanto se ti va potresti mettere il link alla petizione epidurale gratuita e garantita. Trovi il link e il logo sul mio blog.
Credo che anche questo è un modo per iniziare a cambiare le cose.
Ricordo che la petizione non porta il mio nome ma quello di una mamma coraggiosa e meravigliosa che per ora conosco solo telefonicamente.
Se magari riuscissi a convincere piattini, Silvia imperfetta e le altre a mettere il link alla petizione sarebbe una gran bella cosa.
Epidurale gratuita e garantita:
http://www.firmiamo.it/analgesiaepiduralegratuitaegarantita
Vuoi leggere la vera solitudine delle madri?
RispondiEliminaHo pianto quando ho letto questo post:
http://giovanemamma.blogspot.com/2009/06/di-me-marlene.html
Perchè ho ritrovato molto delle mie giornate.
Ed è strano non trovate? Marlene è più giovane di me, vive chissà dove. Ma ha lo stesso tran tran...
Forse la nostra solitudine è tutta in questo dolcissimo e struggente post.
@Gekina 73: la vera solitudine? ho letto il post, è molto bello ma è la storia di ogni donna che ha un figlio. I sogni messi da parte per un po' (è normale, un bambino richiede tempo e cure). Molte altre donne, la sottoscritta compresa, hanno conosciuto una solitudine ben peggiore. Ora come in passato. Marlene racconta di due ore al pomeriggio per fare le cose che le piacciono e la possibilità di pensare a un futuro diverso. Per anni io non ho osato pensare, e non ne avrei avuto il tempo. Procedevo e basta. E non sono la sola, e non dico che sia giusto. Ma non è assolutamente una situazione solo attuale o eccezionale. Che in passato non succedesse ti garantisco che non è così. E i miei figli sono nella fascia 25/30 anni eppure ho fatto i conti con i vicini di casa anti-bambino, alcuni insegnanti che pensavano dovessi stare tutto il pomeriggio a fare i compiti etc... Su questo non sono d'accordo con te. Nel pensare che in passato fosse più semplice.
RispondiEliminaComunque ci scriviamo via mail.
@Gekina: quello che vorrei sottolineare è che secondo me il grande cambiamento degli ultimi anni è dato proprio- anche grazie ai blog- dalla possibilità di raccontare la maternità in modo meno mitico che in passato. Le difficoltà ci sono sempre state e ci sono ancora anche se in situazioni diverse (per esempio il culto del bambino era meno forte anni fa) e che ovviamente variano molto a seconda di chi può permettersi aiuti esterni o ha nonni presenti. Ma proprio dal poter dire che le cose non sono per nulla facili, partono i cambiamenti. Che poi ovviamente devo riguardare cose concrete.
RispondiEliminaMi aggancio alla conversazione tra te e Gekina, di cui condivido (come puoi immaginare) gran parte dei punti affrontati.
RispondiEliminaSull'indifferenza dei familiari ai malesseri delle donne (e non solo), è più frequente di quanto puoi immaginare. Anzi, è comunissimo.
Non è dovuto solo ad ignoranza. A mio parere, è vero e proprio egoismo.
È capitato a me, ad esempio: nessuno voleva aver a che fare con una madre con due figli piccoli (prima di tutto i familiari). La "logica" era: ci sono passata anch'io, no ho abbastanza, adesso te la sbrighi da sola.
Avessi preso la decisione di non avere figli (e quella, nella mia situazione, sarebbe stata la decisione più logica, senza virgolette), queste stesse persone mi avrebbero perseguitato, letteralmente, a vita, accusandomi di andare "contro natura".
Viviamo in una società di contraddizioni ed indifferenza. Il malessere delle madri è palese a molti, eppure tutti si distanziano. Perché? La madre non è produttiva. Guarda, è lo stesso discorso per i disabili. È difficile trovare aiuto, perché anche questi non producono.
Unltimo punto: la sofferenza delle madri è vista, in modo distorto è perverso, una componente essenziale della maternità - soprattutto in Italia dove addirittura si nega ancora l'epidurale al parto, negazione che all'estero è considerata pari pari barbarica. È la terminologia della "sofferenza", quella che proviene dal linguaggio biblico del "partorirai con dolore", quella della maternità come punizione e non arricchimento.
Finalmente siamo tutte qui a parlarne.
@Martina Buckley: Finalmente siamo qui a parlarne. Sì, finalmente! Sarà che sono le parole che sento più spesso, ultimamente, e attraverso quel poterne parlare si allenta un peso non da poco. Non risolve, certo. Leggevo stamattina su Repubblica un articolo sui padri che si conclude con"I figli in Italia restano saldamente nelle mani delle madri". Ed è proprio così, tranne poche eccezioni. La mia domanda sul come si fa a non vedere era un po' provocatoria. Perché purtroppo so bene come si fa. E quanto succede. E il grave è che in questa situazione, per la maggior parte delle donne, tutto quel carico sulle spalle, rischia di non far godere degli aspetti molto belli e arricchenti dell'essere madre. E sì, concordo, l'aspetto biblico della faccenda è notevole. In una situazione pubblica ho fatto vedere delle immagini di "Madonna con bambino" per sottolineare quanto la religione ha influenzato l'immagine materna esistente. E quanto noi donne paghiamo per quel modello di donna. Un teologo presente era arrabbiatissimo e mi ha detto che dicevo cose non giuste...
RispondiEliminaLa penso come te: la maggior parte delle volte si tratta di cecità familiare.
RispondiEliminaMi è piaciuto l'esempio dell'adolescenza, perchè è anche un po' ciò che è capitato a me...
Io sono stata anoressica dai 13 ai 18 anni, poi bulimica fino ai 26. Praticamente per quasi tutta la mia vita, purtroppo.
Io abitavo a casa con i miei (che però non posso definire famiglia) e tutti i giorni, tutte le sere, più volte al giorno, negli ultimi anni di convivenza, io mi alzavo da tavola e andavo in bagno a vomitare.
Tutti sapevano, nessuno diceva niente.
Per me era fantastico: mi permetteva di continuare ad autodistruggermi senza dovermi nemmeno giustificare.
La filosofia della mia 'famiglia' è sempre stata: l'importante è che nessuno sappia.
Era (ed è) la famiglia in cui succedevano le cose più brutte che succedono in una famiglia, ma tutte queste nefandezze restavano in una dimensione del 'non detto'. E andava bene così.
D'altro canto, sono io che ho scelto di annientarmi per molti anni.
La solitudine può essere una malattia, ma può anche essere una scusa.
Certe volte ci si trincera dietro alla sofferenza per non dover affrontare la vita.
Ho imparato alcune cose, dal mio passato, e la prima è che bisogna essere capaci di chiedere aiuto. Non si può aspettare (per quanto sarebbe desiderabile che avvenisse), che siano gli altri a prenderci per mano ed obbligarci a curare la nostra solitudine/depressione/malattia. Dobbiamo esercitare una profonda e crescente consapevolezza di noi stesse, e imparare a chiedere.
Se non si tende una mano, non si trova nemmeno nessuno che ce la stringe.
@mammafelice: non voglio aggiungere nulla alle tue bellissime parole. Semplicemente, grazie.
RispondiEliminaè bello questo dibattito.
RispondiEliminaproprio perchè è bello e perchè ribatte su un punto che anche io ritengo importante = la possibilità di essere persone complesse e non solo madri, e di non essere troppo imbragate in schemi prefissati, soprattutto da altri ...
perciò mi prendo lo spazio di un contradditorio, nel senso in cui mi sembra importante ribadire una diversa posizione sul partorire.
ferma restando la legittimità che deve esser concessa a tutte di partorire in sintonia con se stesse, e in serenità.
ma non vorrei farmi imbrigliare in un atteggiamento contrario al parto naturale, dolore compreso, che - nonostante 23 ore di travaglio per la figlia uno - non mi sono mai sembrate inutili.
vorrei tenere lo spazio per una sofferenza che può essere retta e come donna mi ha dato forza e senso, sensazione di capacità creatrice. forse anche perchè, per me, affrontare e superare angoli bui della vita, vuoti e sofferenze, resta parte del percorso vita, che si significa anche grazie alle gioie, complementari alla parte buia.
insegnateci la complessità della vita, direi, trasmettteteci come affrontare gioie e dolori, con le parole per dirlo, non limitateci a sedare la nostra fatica. insegnateci a chiedere, lasciateci scegliere ...
@Monica: ti copio ciò che ho scritto altrove su questo tema perché mi pare la stessa lunghezza d'onda e faccio più veloce: "Durante il travaglio si faranno i conti con il dolore, che avrà un’intermittenza e un ritmo a volte assecondabile e a volte insopportabile, che affrontare il dolore crea angoscia e paura, specialmente sostenerlo in un tempo più lungo. Che ciò è una buona opportunità per mettere alla prova la propria forza individuale ed i propri limiti, avendo un buon termine di paragone per il futuro. Che spesso è proprio durante il parto che si scoprono energie e risorse fino a quel momento ignorate".
RispondiEliminaCiò detto anche per me vale il discorso: l'epidurale deve essere garantita a ogni donna che la richiede, è uno di quei campi in cui solo la donna può decidere. E sulla complessità della vita...oh proprio oggi leggevo di un corso preparto tutto battiti di ciglia e meraviglie impensabili, con delle difficoltà appena accennate che però sarebbero state ripagate dal bambino (come no). Che poi uno è appena nato e ha già dei debiti con la propria madre...
Non saprei, Monica... tutto questo bisogno di riconciliarsi col dolore non mi trova molto in sintonia...
RispondiEliminaPersonalmente, io non credo nel valore terapeutico del dolore (che è comunque un retaggio religioso), nè fisico, nè psicologico.
Più si è felici, più si è felici!
E' una banalità assoluta, ma concedimela.
Il dolore non è un percorso obbligato per la felicità, nè per una maternità felice.
Il percorso per la felicità, nasce dalla felicità che riceviamo e trasmettiamo.
Io credo che come madri bisognerebbe esaltare meno il 'valore' del dolore, perchè questo, in alcuni casi, sposta l'attenzione dalla maternità-felice alla maternità-martire.
E come madri, non dobbiamo essere martiri. Dobbiamo essere il mondo, la vita, la gioia... dobbiamo, sempre secondo me, far sapere a tutte le mamme che c'è un modo per uscire dal proprio baby blues e che la felicità è molto più raggiungibile di quanto si pensi!
Altrimenti si finisce per restare vincolati al proprio dolore, alla propria solitudine... e poi anche a fare scelte sbagliate (di vita e di morte, per restare in tema con il post).
Caspita, siamo donne!
Già solo per questo abbiamo dentro di noi tutte le possibilità per uscire dal nostro guscio e viverci nel mondo...
Io credo che come madri bisognerebbe esaltare meno il 'valore' del dolore, perchè questo, in alcuni casi, sposta l'attenzione dalla maternità-felice alla maternità-martire.
RispondiEliminaMammafelice... bisogna essere mamme felici. Oblative quanto basta, pronte al sacrificio utile e non fine a se stesso.
Ripeto parlarne va benissimo. Ma possiamo anche fare.
Promuoviamo nei blog la petizione epidurale gratuita e garantita.
nnnnel mio blog trovate il logo e il link.
Assieme al banner "mamma solidale" aggiungiamo pure questo!
Non costa nulla ma è già fare qualcosa.
Marilde il mio cucciolo sta male e non ho tempo x fare un gran che.
Ma vedo di lavorare sulla lettera aperta.
Anche se si potrebbe (se vi va) copiare quella pubblicata dalla libera università delle donne:
http://www.universitadelledonne.it/parto.htm
Che dite?
scusate... sono proprio esaurita... la lettera che vi ho lincato riguarda solo l'epidurale.
RispondiEliminaNo, dobbiano riscriverne una più generica sulla maternità :)
Martina Buckley il tuo ragionamento circa l'egoismo della scietà non fa una grinza.
ho conosciuto al parco una coppia di genitori di due gemelli. Stavamo proprio parlando di questo. Delle politiche sociali spesso fatte per gli anziani e quasi mai per bambini e disabili.
L'Italia, paese per e di vecchi, non ama i suoi bambini soprattutto se piccolissimi.
Calcolate poi che oggi l'infanzia è tutta extracomunitaria (sono loro che tengono sopra lo 0 il tasso di natalità) e quindi ancora più detestati.
Quanti genitori soi sono lamentati con me perchè alla graduatoria del nido i primi posti erano occupati da piccoli Mohammed e Aisha.... e io che me la "ridevo" perchè anche mio figlio è per metà extracomunitario con ben tre cognomi, uno dei quali Mohammed apunto....
Gekina, concordo assolutamente su tutto
RispondiEliminaBella questa discussione e ci voleva. Ci voleva perché è vero che a volte chi sta male e non è abituato a chiedere aiuto e se glielo offri lo rifiuta, è difficile da capire, interpretare ed aiutare.
RispondiEliminaMa io credo che essere una famiglia sia anche, nelle situazioni estreme o comunque preoccupanti, quello di scavalcare le norme correnti, la buona educazione, il diritto alla privacy e dire chiaro e tondo a qualcuno a cui vuoi bene: dimmi come posso aiutarti perché ti voglio bene e mi preoccupi.
ho la fortuna di avere una famiglia così, a volte le mie amiche a cui racconto iniziative di mia suocera reagiscono con: ma come si permette di interferire, saranno pure fatti vostri. e io invece non le vedo quasi mai come interfereze, perché ci azzecca e lo fa solo se lo ritiene indispensabile. O a volte non dice ma fa: si prende i bambini per le vacanze, ci vengono a fare i lavori in casa, ci prestano soldi, senza recriminare e senza pretedere.
Eppure anche così, della mia depressione post-natale ce ne siamo accorti due anni e mezzi dopo, quamdo avevo un secondo neonato che i qualche modo me l'ha tolta. Ha ragione Mammafelice, a volte scegliamo noi di farci del male e in quei casi puoi essere solo tu a scegliere di piantarla, accettando o cercando aiuto. A volte però ci vuole anche il calcio in culo dall'esterno.
Per l'epidurale, soo d'accordo e posterò in proposito, dicendo però anche che per quanto mi riguarda l'ho rifiutata per principio, perché a un primo parto come faccio a saperlo se sono in grado di farcela da sola o no? E chi sa per principio di non potercela fare deve averla d'ufficio. Purché però non si rischi la cosa opposta, che di medicalizzazioe eccessiva e inutile intorno a gravidaza e parto ce n'è fin troppa.
Un bacio a tutte,
ba
Riprendo il punto sul dolore perché è quello che rischia di venir più frainteso. Premesso che io ho firmato la petizione per l'epidurale, e sono contraria assolutamente a tutta la propaganda che in alcuni corsi preparto si fa a proposito del dolore, e lungi da me la maternità-martire, e lavoro sempre nella direzione "solo la donna può scegliere", come terapeuta e dunque depositaria di tantissime testimonianze femminili, so che davvero, per alcune donne, l'esperienza del travaglio ( e mi riferisco a quelli non lunghi, privi di complicazioni)è un'esperienza assolutamente positiva, dolore compreso. E sono donne ben lontane dalla visione maternità dolente. Nello stesso modo in cui per alcune persone è importante mettersi alla prova attraverso un limite raggiunto in una attività sportiva per esempio, analagomente alcune donne misurano il loro limite personale durante il parto. E' un modo. Giusto o sbagliato o condivisibile. Ma esiste, è diffuso e ha lo stesso diritto di esistere come quello di chi chiede epidurale o cesareo. E nulla ha a che fare con maternità dolente. Insisto su questo punto perché il rischio è che si crei lo stereotipo al rovescio. Quelle che vogliono l'epidurale viste male da alcuni, quelle che non la vogliono viste male da altri. Vogliamo lasciare decidere a ciascuna di noi?
RispondiEliminaDimenticavo: grazie a tutte per questo bel confronto e certo che vi invito a firmare qui
RispondiEliminahttp://www.firmiamo.it/analgesiaepiduralegratuitaegarantita
In effetti è fondamentale firmare, in modo tale che sia un diritto e che sia gratuito.
Negazione. Chi è accanto a queste persone nega che l'altro stia così male, per non farsi carico di responsabilità ma soprattutto per incapacità di accettarlo. Conosco purtroppo da vicino casi in cui è stato troppo tardi. Conoscevo la vittima, conoscevo le persone care. Non si riesce mai ad ammetterlo per tempo. Forse da entrambe le parti. E' solamente dura, durissima avere a che fare col fallimento totale di una persona, che spesso si accompagna non al rifiuto ma all'impermeabilità all'aiuto. A volte servirebbero vere equipe di recupero. Ma chi può permettersele? E chi le ritiene necessarie, fino al "giorno"?
RispondiEliminaNon potrei essere più d'accordo di così: vogliamo lasciare decidere a ciascuna di noi?
RispondiEliminaCaspita, che dibattitone! Gekina sa quanto sono daccordo sull'epidurale garantita e gratuita per tutte le donne che la richiedono (ho messo tempo fa un post sulla sua petizione) e francamente anche io non condivido affatto l'idea che il dolore purifichi e dia un maggiore valore al parto e alla maternità. E' come continuare a dire che il sacrificio della donna (cucina, sii presente, rinuncia ai tuoi spazi, partorisci con dolore, combatti per lavorare etc...) facciano una buona madre. Purtroppo è un messaggio che ancora sentiamo quando siamo a lavoro, quando guardiamo la tv o leggiamo interviste a supermamme, quando ci fanno sentire in colpa o quando dobbiamo fare i conti con mamme/sacrificate che pensano di essere super. La strada è davvero lunga ma se i blog e i forum e i dibattiti servono anche solo ad offrire a chi legge un possibile modo altro di essere madre ben vengano. Non cambieranno il mondo, ma confrontarsi, discutere, offrire sostegno e spunti e anche scrivere lettere aperte come propone gekina (io ci sono!) per chiedere cose che per noi mamme sono davvero importanti e che solo noi possiamo sapere sono tutte azioni che contibuiscono a fare qualcosa.
RispondiEliminaMammaNews eccome se mi ricordo! Tu sei stata una delle prime a raccogliere il mio grido di dolore (per me è così, un grido di dolore).
RispondiEliminaPurtroppo x motivi di salute (il mio cucciolo sta male) dovrò latitare qui nel web.
ma spero di tornare presto a rompere le scatole.
Rinnovo il mio invito a mettere il link alla petizione su tutti i blog mammeschi!
http://www.firmiamo.it/analgesiaepiduralegratuitaegarantita
(nel mio blog trovate anche il logo, tanto per dare + forza al messaggio).
Un abbraccio tutte :>
E un bacino anche dal mio pasticcino!
Martina Buckley...
RispondiEliminaTi ricito:
"Viviamo in una società di contraddizioni ed indifferenza. Il malessere delle madri è palese a molti, eppure tutti si distanziano. Perché? La madre non è produttiva. Guarda, è lo stesso discorso per i disabili. È difficile trovare aiuto, perché anche questi non producono."
su queste righe si potrebbe scrivere un libro, un saggio, o girare un film o un documentario.
hai toccato un aspetto che spesso si tace. Brunetta a parte - la sua esternazione sulle madri - nessuno ha il coraggio di dirlo: mamme VOI COSTATE all'INPS.
Diamo fastidio. Nessuno può capire il valore delle due ore di allattamento concesse dallo Stato Italiano.
Per gli altri sono troppe e dispendiose.
Per le mamme sono troppo poche.
Iniziamo a lottare perchè la situazione mammesca è in metastasi....
bene per la diffusione dell'appello.
RispondiEliminalo pubblicherò sul blog.
ma tornando sulla questione dolore, è quello che dice marilde a trovarmi in sintonia, cioè non dolore martirio ma dolore parte in-eliminabile della vita e complementare alla gioia (non la felicità). in un ottica un pò taostia della complentarietà circolare degli estremi.
essere felici ad ogni costo è rischioso (almeno mi pare) almeno quanto essere oblative e martitiri, è un ingabbiarci nei ruoli.
ma per me, e assolutamente per me, monica, donna, madre, donna, lavoratrice, amante, il dolore è stato un passaggio, un transito che mi ha permesso di incontrare le mie possibilità, dopo una infanzia felice, facile e protetta.
così come è stata necessaria la breve esperienza del free climbing per incontrare la paura folle e il bisogno di affrontarla.... per esplorare la donna che era in me, mentre scalava una via di roccia calcarea.
non è l'esaltazione del dolore, ma la consapevolezza che esso fa parte del gioco, della vita, e per come sono fatta ... è cosa da affrontare; consapevole che altre cose non affronterò per casualità o per paura.
nulla che abbia quindi a che fare con un senso del martirio.
e se poi da qual dolore del parto ne sono uscite due figlie che amo, per me è ok.
un dolore a cui ho dato un senso, assai più delle orride emicranie che mi tormentano, per esempio.
ma posso anche capire che un dolore così possa precorrere una depressione, e una fragilità che comunque ho guardato in faccia anche io, alcuni mesi fa, fargilità a cui espone il balletto ormonale, la fatica del post partum, e altri timori che ci si porta dietro ...
alla volte non diventar la madre medea è solo frutto di fortuna e circostanze ...
No, mi spiace, non accetto la logica del dolore che genera felicità. Come qualcuno ha scritto e sottolineato, questa è una remora del nostro sostrato religioso, dato che per quanto emancipate e atee ci dichiariamo, siamo cresciute in un'aura vaticana. Non volgio scatenare polemica, e mi scuso se ofendo qualcuno, ma vorrei sottolineare che questa è anche una logica italiana.
RispondiEliminaHo avuto i miei figli in uno degli ospedali ostetrici/ginecologici migliori d'Europa, a Dublino, dove si promuoveva a tutto spiano il parto naturale. E dove difatti c'era un'altissima percentuale di parti naturali ed una delle percentuali di cesarei più basse d'Europa.
Però c'era un team di anestesisti a disposizione 24 su 24 in grado di procurarti un'epidurale con uno schiocco di dita. Non dovevi neppure chiederla, bastava sussurrarla ad un'infermiera.
Io ho avuto due travagli molto difficili, entrambi conclusisi in cesarei d'emergenza, per motivi diversi. Il primo travaglio è stato lunghissimo. Mi ero prefissa il parto naturale, nella mia ingenuità di futura madre inesperta. Dopo poche ore il personale medico mi consigliò l'epidurale, perché le cose si stavano mettendo male e la mia sofferenza non era necessaria. Uno schiocco di dita, letteralmente, appena la decisione fu presa, l'anestesista si presentò immediatamente alla porta. idem per il secondo parto. Dopo qualche ora le cose non funzionavano, e vista la mia esperianza precedente chiesi l'epidurale perché tutti sapevamo che c'era un'altissima percentuale di probabilità per un secondo cesareo.
Grazie a questo personale medico che mi lasciò totalmente la responsabilità della gestione del mio corpo, dei miei dolori e della mia esperienza, sono riuscita almeno ad avere i cesarei senza l'anestesia totale... quella sì che sarebbe stata un'esperienza traumatizzante.
Concludo con un'affermazione veterofemminista ma necessaria: il corpo è mio, la decisione su come gestire le mie sofferenze è mia, ultima, irrevocabile.
Sono felice di aver avuto i figli in un paese dove su questo punto non si discute.
@Martina: I toni della discussione sono stati educati, non credo proprio qualcuno si possa offendere. Mi pare siamo tutte d'accordo sul fatto che la decisione ultima spetta solo ed esclusivamente alla donna. L'ospedale di Dublino dovrebbe essere preso a modello, così si lavora! Sull'affermazione veterofemminista...ben venga, qui la parola femminista è diventata quasi un insulro, infatti siamo giunti all'"utilizzatore finale".
RispondiEliminaSiamo messi malissimo.
mi chiedo perchè, e davvero fuori da ogni polemica, stia passando la sensazione che qualcuno pensi che il dolore genera felicità.
RispondiEliminaalmeno qui, nella discussione molto bella che sta emergendo, non sento questa deriva veterocattolica del martirio e sacrificio.
nessuna ha scritto che il dolore è bello, facile, divertente.
io per prima non lo penso essendo non cattolica e sentendomi pure un pò "veterofemminista".
e nemmeno mai ha avuto la sensazione che le ostetriche che proponevano il parto naturale che quelle che sostenevano la medicalizzazione fossero portatrici del teorema parto dolore=felicità o di quello parto felicità=anestesia/epidurale etc etc.
almeno io cerco di sostenere che il dolore è ineliminabile dalla vita, come dato esistenziale, e che ognuno lo affronta come può, e che riuscire ad affronatarlo, senza disintegrarsi, può essere un modo per conoscere le proprie risorse (non per esser felici, non per goderne), così come si può sapere consapevolmente che non si è in grado di affrontare quel dolore, e a quel punto (in due parti doversi a 10 anni di distanza, in due ospedali diversi, in due regioni diverse, non ho mai visto nessuno negare l'aiuto a partorire senza dolore .... anzi in un ospedale il parto medicalizzato era fortemente consigliato dalle stesse ostetriche).
non essendo cattolica non posso parlare per chi crede e dire quanto sia pervasiva l'idea del dolore=felicità, e nemmeno potrei capirla sino in fondo.
però credo che la metafora del sacrificio femminile sia un archetipo anche precedente, e che permei molto di più la vita intera delle donne (madri o meno), molto di più che non nel momento brevissimo del parto.
forse è più li che dovremmo soffermarci a a comprendere il confine tra cura dell'altro e cura di se, tra sacrificio e donazione, tra offerta della propria disponibilità e ingabbiamento in un ruolo ...
bisognerebbe che ogni ospedale fosse pronto a farci partorire naturalemente, in acqua, in piedi sedute etc etc e che avesse anche un ottimo team di anestesisti, e che avesse una assistenza post partum (massaggio infantile, doula, consulenza psicologica, consulenza educativa, gruppi di madri e gruppi di aiutoaiuto) per facilitare il periodo successivo e prevenire e/o monitorizzare e/o sostenere le mamme a rischio.
e poi lo spazio di incontro come questo per ragionare sul senso del partorire, del nascere, del soffrire, del gioire, e per imparare dal confronto con le storie altrui, non per dire cos'è meglio o peggio, ma per ragionare su ciò che si può imparare o insegnare ...
@Monica: anche a me colpiva questa cosa: tu e io siamo allineate su questo punto"dolore è ineliminabile dalla vita, come dato esistenziale, e che ognuno lo affronta come può, e che riuscire ad affronatarlo, senza disintegrarsi, può essere un modo per conoscere le proprie risorse (non per esser felici, non per goderne)" e che sembra essere frainteso. So che ci riferiamo a questo aspetto del dolore che può riguardare ambiti diversi della vita, compreso il parto, ma non necessariamente, essendo entrambe lontane dalla visione classica della maternità. Questa discussione anch'io la trovo molto bella, ma riflettevo sul fatto che un post sul figlicidio, che io ho faticato tantissimo a scrivere, ha generato perecchi commenti che riguardano la nascita. E' vero che può capitare che un post prenda una direzione diversa da quella originale, ma in questo caso non posso fare a meno di sottolineare come il tema del figlicidio sia così difficile da avvicinare che quasi tutte ci siamo orientate sul tema del parto.
RispondiEliminaIo credo invece che certi dolori si possano tranquillamente eliminare.
RispondiEliminaNon possiamo sottrarci alla morte, alla separazione, alle delusioni.
Ma al dolore del parto si.
Quanto al figlicidio.
Torniamo in tema.
Ieri mi è stato diagnosticato senza tanti complimenti un ritardo posturale di mio figlio. Hanno iniziato a parlare di Padova, di grandi dottori "che fanno miracoli".
Ringrazio Dio che con me c'era mia sorella. Perchè quando sono uscita spingevo il passeggino come uno zombi.
E tra i mille pensieri ho pensato alla Franzoni e ala sua ossessione che i figlioletto fosse ritardato...
Ecco, senza peli dichiaro il mio cono d'ombra. Che non è ombra. E' buio. E' il nero assoluto.
Anni fa avevo visto una puntata di sUPER qUARCK SULL'UOMO DI cRO MAGNON.
iL figlicidio era abbastanza frequente, soprattutto nei periodi invernali. Se la madre non riusciva a nutrire se stessa e la prole eliminava i più piccoli e deboli.
Pio XII nel suo bel intervento a favore del parto indolore lo ha detto chiaramente. La maternità darà molto da penare alla mamma. Altro che parto!
Le paure che abbiamo tutte: la salute, le prime delusioni, il motorino, l'uscita in macchina il sabato sera. Ne abbiamo per farci diventare i capeli bianchi prima del tempo (i miei sono già sale e pepe da un po').
Non sono certo le 2 o 15 ore di supplizio durante il travaglio che ci faranno sentire più forti. Che ci impediranno di precipitare nell'ansia quando un pediatra ti guarderà dritto negli occhi e ti dirà: suo figlio ha un ritardo importante...
Vogliamo parlare di figlicidio? E allora domandiamoci se l'esaltazione del dolore, della fatica, del martirio, non siano in qualche modo corresponsabili di certe morti violente e inspiegabili.
perchè vedete, non c'è peggior cura per un depresso che dirgli: Coraggio la vita è bella, tutti tiriamo la carretta.
Ecco inutile esaltare fatica e dolore materni se poi le prove e le donne sono diverse.
Parliamo invece di cose che possono alleviare questa fatica.
Io potrei essere la candidata ideale per un Cogne bis. Non lo sono, lo so, lo sento. Ma mai come ieri mi sono sentita vicina a tutte quelle donne che sono sprofondate in quel cono d'ombra che noi tutte nominiamo.
Scusate lo sfogo. :>
@Gekina: se questa frase "Vogliamo parlare di figlicidio? E allora domandiamoci se l'esaltazione del dolore, della fatica, del martirio, non siano in qualche modo corresponsabili di certe morti violente e inspiegabili" è riferita in generale è una cosa, se fosse invece riferita a Monica e me, io non starei più lì a spiegare che lungi da me e lei esaltare il dolore e il martirio. I commenti sono qui sopra. Sì il dolore del parto può essere eliminato, ma i dolori della vita no. Questo intendevamo.
RispondiEliminaPer quanto riguarda lo sfogo non preoccuparti, mi pare il minimo dopo una notizia e uno spavento simili. E non sei la candidata ideale per un Cogne bis perché le cose le senti e le dici. E non immagini un mondo perfetto. Sai già che non esiste.
no marilde non mi riferivo a voi ma al contesto.
RispondiEliminaBasta andare in una qualsiasi libreria - reparto gravidanza e puericoltura - per trovare miriadi di trattati sul parto naturale, sul rispetto della fisiologia, sul ritorno alla natura, sul significato del dolore del parto.A questo e solo a questo mi riferisco. Più le scuole di ostetricia che formano personale che del dolore del parto ne fa una questione di civiltà. O il ritardo del nostro SSN sull'epidurale e la lotta al dolore in genere.
Le scelte personali sono altra cosa. E vanno rispettate sempre.
Non misognerei mai di criticare una donna perchè sceglie l'interruzione di gravidanza - o non la sceglie - solo perchè in Italia esiste una legge in materia.
Ma è questa la differenza. Sull'aborto esiste una legge. Esiste persino l'iniziativa culla segreta.
Sul dolore del parto c'è solo il farwest, miriadi di libri di Odent, Leboyer e Schmid (tanto x fare dei nomi) e tante congetture.
Non una legge che difenda il diritto di una donna a evitare questo - per me inutile - dolore.
Ripeto, il figlicidio nasce dalla fatidica goccia che fa traboccare il vaso.E vi assicuro che per una madre forse ne basta mezza di quella goccia.
Comunque in generale mi riferisco sempre a un contesto più ampio.
Le mie vicissitudini sono personali e non voglio certo assumerle a paradigmna per spiegare un evento così tragico.
Dico però che fuori da quell'ambulatorio non mi aspettava più il mondo. Ma una nuvola in cui mi sento - e sono - sospesa in attesa del referto di un luminare di padova.
Fino a quando il pediatrone non si pronuncierà sullo stato di salute di mio figlio io rimarrò imprigionata in questa nebulosa.
Ecco un terreno fertile per piccole e grandi ansie, depressioni, notti insonni, litigate col compagno e con i familiari.
Un pendolo che oscilla tra vittimismo e muso duro.
Spero solo che tutto si concluda presto e bene.
Poi ritorno a rompere come al solito... voi intanto mettetevi (x chi vuole ovviamente) il bollino blu di epidurale gratuita e garantita!
Bacini a tutte e uno specialissimo a mammaNews!
@Gekina: grazie della precisazione. Era solo un dubbio ma preferivo eliminarlo.
RispondiEliminaConosco le nuvole di cui parli, ci si sta scomodissimi. Facci sapere.
Ragazze.. Maternità, epidurale, sessismo.. Sono tantissimi i temi che dovremmo affrontare insieme.. Secondo me internet ci dà una grande opportunità.. La sta dando adesso a noi donne, mamme e non, per far sentire la nostra voce! Non restiamo passive, unite possiamo fare sicuramente qualcosa! Io sono qui..
RispondiEliminail dubbio che la mini (seconda figlia) non fosse perfettamente a posto data una anomalia cromosomica segnalata e confermata dalla villocentesi, ce l'ho avuto dentro dalla villo a qualche mese fa (la mini ha quasi un anno), portandomi dentro un trauma che si è riparato lentamente, fatto di sguardi inquieti alla piccola per ogni segnale che non capivo. e con un neonato di segnali strani ce ne sono troppi, la ripresa dal parto è stata lentissima e dolorosa, per via di quell'ombra che non scompariva. come essere radiosa se il dubbio tarlava ogni sguardo...?
RispondiEliminail legame è stato più difficile da creare, e le incazzature da stanchezza più difficili da trattenere ....
questo mi avvicina alla madre assassina in potenza.
non so.
ho lavorato a lungo con le madri inadeguate e segnalate per incuria al tribunale dei minori, e/o con quelle a cui hanno tolto i figli, scoprendo che le mie fragilità erano simili, che gli errori pure, solo che io riuscivo a sbagliare meno, qel tanto da esser una madre passabile...(non più brava, magari solo un pò più solida, o fortunata, o sostenuta, o con qel tot in più che mi ha tenuta lontana dal buio della mente che permette di passare la soglia e diventare un caso di cronaca....
in ogni caso grazie marilde ...
Marilde, permettimi di utilizzare ancora questo spazio per dire a Gekina che le auguro ogni bene... per quello che vale, ti auguro con tutto il cuore che le cose vadano davvero come speri!
RispondiEliminaGrazie mille, Marilde!
@mammafelice: lo spazio utilizzalo quando vuoi e quanto vuoi.
RispondiEliminagrazie a tutte. Oggi sono più tranquilla. Il cucciolo dorme e appena si sveglia gli schiaccio una banana :>
RispondiEliminaSono convinta che è solo eccesso di zelo del pediatra e che alla fine tutto si sistemerà!
Grazie marilde per lo spazio :>
Come mai quando sono le donne ad uccidere ed a commettere crimini si cercano le cause mentre quando si tratta di un uomo si condanna subito e si fa misandria? Oggi le psicopatiche femministe tentano in ogni modo di giustificare le donne assassine(anche quando uccidono i bambini) con idiozie tipo la depressione dovuta agli ormoni! Allora mi chiedo perchè non si debbano giustificare anche gli stupri maschili(quelli veri non quelli falsi)scaricando la responsabilità sugli ormoni? Poi visto che le femministe vogliono la castrazione chimica per gli stupratori perchè non istituire anche la castrazione chimica per le donne assassine?
RispondiEliminaCome mai quando sono le donne ad uccidere ed a commettere crimini si cercano le cause mentre quando si tratta di un uomo si condanna subito e si fa misandria? Oggi le psicopatiche femministe tentano in ogni modo di giustificare le donne assassine(compreso quando uccidono i bambini) con idiozie tipo la depressione dovuta agli ormoni! Allora mi chiedo perchè non si debbano giustificare anche gli stupri maschili(quelli veri non quelli falsi)scaricando la responsabilità sugli ormoni? Poi visto che le femministe vogliono la castrazione chimica per gli stupratori perchè non istituire anche la castrazione chimica per le donne assassine?
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