sabato 5 maggio 2012

Baby Blues

Non l’ho ancora visto, ma rimedierò. Perché  mi sono piaciuti tutti i suoi documentari: Un’ora sola ti vorrei, Vogliamo anche le rose, e Per sempre. 
In Per sempre,  Alina Marazzi incontra delle monache per cercare di capire cosa succede quando  si sceglie di entrare in monastero, e la visione del documentario mi aveva spronata nella stessa ricerca poiché un capitolo del prossimo libro riguarda lo stesso tema. Io ne ho intervistate due: una che ha fatto una scelta monacale intorno ai cinquant’anni, un’altra che è stata in monastero dai ventisei ai quarant’anni e poi ha scelto di andarsene. Sono stati incontri molto belli, e la cosa singolare è stata che entrambe hanno voluto che ci fosse il loro vero nome all’interno della loro storia. Mi ha molto colpito questa cosa, ho chiesto loro di rifletterci con calma, però – molto determinate – hanno deciso che era fondamentale  usare il nome vero.  
Ma sto divagando poiché, in realtà, il motivo di questo post è che volevo segnalare il blog del film Baby Blues  dove troverete questa  frase dell’autrice che io trovo fulminante nella sua sintesi e verità. 

Quello che voglio raccontare nel mio film è la misura della distanza, spesso indicibile, tra la fatica di essere madri e l’impreparazione culturale e sociale per affrontare e ammettere questo disagio.
(Alina Marazzi dal set del film Baby Blues, 2011)

domenica 29 aprile 2012

Ma quanto mi mancava il blog?

Nel tornare in rete dopo una lunga assenza (frammentata da sporadici commenti nei blog che ho continuato a leggere), ho ritrovato il piacere di scambiare parole con persone che sento affini.  Il blog mi mancava, più di quanto pensassi. Per questo, continuerò a scrivere, anche se sono impegnata nella parte finale del libro. Ma la consegna è prevista a fine maggio, ho solo un capitolo da terminare e tutta la revisione finale, bozze comprese: il tempo è sufficiente. E  scrivere qui mi è servito per capire cosa fare con il blog. Grazie! Per ora continuo su questo, ma durante le prossime settimane creo una nuova casetta. Comunque vi terrò aggiornati. Abbiamo, l’editore e io, ancora un dubbio sul titolo, e mi piacerebbe, più avanti, coinvolgervi nella decisione finale. Nel frattempo, ho scoperto che esiste  Pinterest (eh! sì, sono lenta nelle novità), e l’unica cosa che so è che ci sono più immagini che parole. Credo potrebbe piacermi. Oppure inizio ad aggiornare Facebook, che da quando mi sono iscritta ci sarò andata  tre volte. Tra i due quale mi consigliate? Che seguirne più di uno mi sa che…

lunedì 23 aprile 2012

Si ricomincia!

Avrei voluto scrivere un post a un anno esatto dall’ultimo. Mi pareva un bel modo per ricominciare. Ricominciare come, tra l’altro? Un nuovo blog per il nuovo libro? Continuare questo?  Se qualcuno ha voglia di commentare, ogni suggerimento sarà gradito. Ogni tanto mi sono domandata  se chi è passato di qui durante la mia assenza vi sia approdato per casualità o per rileggere libro e articoli. Di fatto il blog ha continuato a  vivere e di questo vi dico grazie. Intanto, il motivo per cui scrivo in anticipo di qualche giorno è dovuto al fatto che Carolina Venturini ha pubblicato un' intervista sul suo blog: Sotto i fiori di lillà, dove comincio a raccontare qualcosa in merito al tema del nuovo libro. Il titolo non sono certa che sia quello definitivo,  di sicuro c’è che all’interno sarà presente la parola Reclusioni.

Käthe Kollwitz, pittrice tedesca che molto ha dipinto sulle ombre materne, un giorno disse: ”Talvolta i miei stessi genitori mi dicevano: ci sono anche cose piacevoli nella vita. Perché mostri solo il lato oscuro? Non avevo nulla da rispondere loro. L’altro lato, appunto, non mi diceva nulla”.


Per quando mi riguarda “l’altro lato” invece mi dice moltissimo, ma preferisco viverlo che scriverlo. Quando metto in fila le parole nero su bianco,  sono le parti buie che mi affascinano.