domenica 22 febbraio 2009

La mamma perfetta


E’ rimasta incinta solo quando l’ha desiderato e ovviamente al primo tentativo. E’ aumentata di nove chili esatti e ovviamente non le è rimasto un etto. Ha allattato per un anno intero e ovviamente non ha avuto ragadi. Il suo bambino dorme tutta la notte da quando è nato e intorno ai dieci mesi marciava spedito; a un anno e mezzo coniugava i verbi, ma purtroppo solo in italiano. Per l’inglese ha dovuto attendere un po’ ma verso i quattro anni l’aveva appreso bene. A scuola è il primo della classe, e pratica cinque o sei sport in modo eccellente. Tiene la sua stanza perfettamente in ordine senza che neanche sia il caso di dirglielo. Se nasce un fratello non è certo geloso, se è una sorella la protegge come un oggetto prezioso. Il padre collabora quotidianamente in cucina e poi riordina, gioca, è presente, sorride alla vita e alla famiglia che sono. Anche se lei ti fa comunque intendere che il merito è suo, ché lei sa come crescere i figli. Lei è come il prezzemolo, la si incrocia ovunque, anche se le riunioni scolastiche sono il suo forte. Lì c’è un bel gruppo di donne, molto spesso stanche, quasi sempre di corsa, a volte proprio in bilico o semplicemente stufe. Ci sono giorni i cui non la si riesce a evitare e può essere al supermercato, a scuola, al lavoro, in vacanza o altrove, e allora forse è saggio ricordarsi una cosa, e cioè che lei è una che di solito mente.

domenica 15 febbraio 2009

La giusta distanza


C’era una volta una bambina che aveva un papà che era sempre altrove e una mamma accogliente come un frigorifero in una stanza vuota. Non c’erano fratelli o sorelle che le facevano compagnia, o nonni e cugini che le strappassero una risata. La bambina diventò grande, comunque e nonostante, e un bel giorno si innamorò. Sarà per caso o sarà perché di mamma ne aveva avuta troppo poca, sposò un uomo che portava in dote una famiglia intera. Calda di carezze e cibo e gesti affettuosi che riempivano tutti quei vuoti che si portava appresso. E quando tutti gli spazi furono colmi, c’era ancora qualcuno che nutriva, riempiva, scaldava. Nacque un bambino. Le dissero di non preoccuparsi, che ci avrebbero pensato tutti insieme, loro sì che sapevano come fare: il papà, i nonni, gli zii, i cugini e i vicini di casa avrebbero provveduto ai bisogni di entrambi, scaldandoli e riempiendoli e nutrendoli.
La donna pensò che conosceva solo l’amore che manca come quando hai smarrito la sciarpa e sibila il vento di un gelido inverno; o quello che soffoca, come l’asfalto d’estate che sbuffa vapore sotto il sole cocente.
La donna capì che esser madre voleva dire imparare tante cose, ma soprattutto imparare a dosare l’amore.

domenica 8 febbraio 2009

Desiderio di fuga



In buona parte delle opere che rappresentano l’Annunciazione, la Madonna ha quella faccia un po’ così che sembra dire all’Angelo che va bene, e che se non andasse bene comunque non importa: se è ciò che deve fare lo farà senza batter ciglio. Ha l’espressione di chi non riesce ad immaginarsi nemmeno per un attimo che forse non è tempo, forse non ha così voglia, forse non l’ha deciso, che non è poi sicura che esser madre sia sempre bello come dicono e che, tra le altre cose, ha anche un po’ paura. Una faccia quieta (rassegnata?), di una donna che non si oppone a un destino confezionato per lei da qualcun altro. Senza dubbi, né ambivalenze.

Lorenzo Lotto, intorno al 1530, ha dipinto qualcos’altro.
Angelo: Vieni qui, non andartene! Devo fare un annuncio.
Madonna: No, no grazie! Ora non posso.
Gatto: Meglio che almeno io fugga a gambe levate.

domenica 1 febbraio 2009

La solitudine delle madri

Già durante la scrittura di questo libro mi rendevo conto che sarebbe stato possibile affrontare l’argomento in minima parte. Il motivo è semplice: è un tema così vasto e declinabile in tante e tali sfaccettature che ci vorrebbero numerosi libri giusto per abbozzarlo. E ovviamente mi riferisco all’argomento maternità comprensivo delle sue ombre. Per quanto riguarda le luci siamo già state tutte abbondantemente edotte. Così tanto che tutta quella luce a volte ci ha rese traballanti. Dopo l’uscita del libro, la generosità di tante donne che lo hanno commentato, i loro punti di vista, suggerimenti, impressioni, mi hanno fatto pensare che l’argomento non era per me esaurito dopo aver depositato su carta ciò che desideravo dire in merito, ma che anzi si stava ampliando come quei fili che intrecci e poi diventano trame e poi chissà che altro. Questo blog a lungo solo pensato nasce proprio da uno di quei suggerimenti, e mi piacerebbe che questo post diventasse il luogo in cui una donna e spero anche qualche uomo scriva ciò che desidera in merito. Alcune persone possono sentirsi inibite all’idea di lasciare un commento pubblico: c’è un indirizzo mail a disposizione per chi lo desidera. Mi piace immaginare che possa essere un luogo che cresce nel tempo attraverso i commenti, le storie, le critiche, i suggerimenti, di ognuno. Mi piace pensare che siano sempre più numerosi i luoghi in cui si può condividere, scrivere, dire che esser madri è bello, ma non solo. Questo è uno di quei luoghi.