Ho risposto qui a un po' di domande.
Grazie per l'ospitalità!
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mercoledì 7 aprile 2010
martedì 6 aprile 2010
Qualche mese dopo
Ecco un altro capitolo del libro.
Buona lettura.
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lunedì 22 marzo 2010
Il parto e l'allattamento
Ecco qui a fianco altri due capitoli del libro. Sia il parto che l’allattamento sono temi sui quali le varie correnti si “scannano”. Quando li avevo scritti, nel 2007, in rete esistevano i primi blog di madri e non erano ancora frequenti le discussioni in merito che tutti oramai conosciamo, e che fanno emergere quanta strada ci sia ancora da fare semplicemente verso il rispetto dell’idea altrui. Per quanto mi riguarda, calcolando che sono passati tre anni e che è un tempo in cui può accadere di trasformare delle opinioni, la penso allo stesso identico modo di allora.
domenica 7 marzo 2010
Roma è bella anche con la pioggia…
…. pensavo avviandomi verso la sala del carroccio in Campidoglio, dove la cooperativa Pandora ha organizzato il convegno “La solitudine delle madri e l’importanza della prevenzione”. All’interno del sito di Pandora troverete maggiori informazioni, io mi limito a sottolineare quanto mi ha colpito positivamente la loro capacità di portare avanti iniziative come quella della doula che, gratuitamente, due volte la settimana, segue la madre nei primi mesi dopo il parto. La cooperativa opera in collaborazione con le istituzioni e pur con tutte le inevitabili difficoltà date dalla cronica carenza di fondi, prosegue un progetto di sostegno alla maternità abbastanza inconsueto. Intanto perché è gratuito, poi perché è attento alla fase successiva la nascita del bambino. Di solito, tuttora, c’è più attenzione nei mesi precedenti il parto e non c’è ancora una piena consapevolezza di quanto le donne vacillino maggiormente dopo. Complici certo gli sbalzi ormonali, la stanchezza del sonno interrotto, della poca dimestichezza con un neonato, della carente tutela nel lavoro, ma ancora troppo per la convinzione che quando nasce un bambino la felicità dell’evento dovrebbe risolvere pari pari ogni titubanza. Va be’…
Il giorno successivo ero a Massa Lombarda, nello Spazio Donna di cui è coordinatrice Naima Nassamer, mediatrice sociosanitaria presso l’AUSL del distretto di Lugo. Non riuscirò con le mie parole a trasmettervi ciò che lei ha trasmesso a me con il suo racconto. Mi piacerebbe avere un video di ciò che ha detto e di come l’ha detto, perché il tempo del suo intervento vale come dieci libri sulla solitudine delle madri. Nello specifico la solitudine delle donne che stanno per partorire e non conoscono una parola della nostra lingua. Lei l’ha vissuto, lei lo sa. L’ha attraversato sulla sua pelle e questo fa la differenza nel suo raccontare di quando la chiamano e che sia giorno o che sia notte, non importa, lei parte e raggiunge l’ospedale per stare vicino a quella donna che in un momento così forte della sua vita non ha linguaggio, non ha parola. Donna che a volte ha già conosciuto in precedenza durante le visite di controllo, e di cui è spesso l’unico riferimento in un luogo in cui è immigrata da poco e nel quale vive parecchio chiusa in casa. Ascoltandola pensavo a quanta passione mette nel lenire la solitudine muta di quelle donne e quanto bene faccia a loro e a quella parte di lei che un tempo era altrettanto muta.
Il giorno successivo ero a Massa Lombarda, nello Spazio Donna di cui è coordinatrice Naima Nassamer, mediatrice sociosanitaria presso l’AUSL del distretto di Lugo. Non riuscirò con le mie parole a trasmettervi ciò che lei ha trasmesso a me con il suo racconto. Mi piacerebbe avere un video di ciò che ha detto e di come l’ha detto, perché il tempo del suo intervento vale come dieci libri sulla solitudine delle madri. Nello specifico la solitudine delle donne che stanno per partorire e non conoscono una parola della nostra lingua. Lei l’ha vissuto, lei lo sa. L’ha attraversato sulla sua pelle e questo fa la differenza nel suo raccontare di quando la chiamano e che sia giorno o che sia notte, non importa, lei parte e raggiunge l’ospedale per stare vicino a quella donna che in un momento così forte della sua vita non ha linguaggio, non ha parola. Donna che a volte ha già conosciuto in precedenza durante le visite di controllo, e di cui è spesso l’unico riferimento in un luogo in cui è immigrata da poco e nel quale vive parecchio chiusa in casa. Ascoltandola pensavo a quanta passione mette nel lenire la solitudine muta di quelle donne e quanto bene faccia a loro e a quella parte di lei che un tempo era altrettanto muta.
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lunedì 1 marzo 2010
Roma e Massa Lombarda

Il giorno successivo sarò a Massa Lombarda. Marina Lamonarca, assessore alle politiche e servizi sociali, ha letto il libro, il blog, mi ha cercata e…in quattro e quattr’otto ci siamo trovate d’accordo. Probabilmente condividiamo entrambe la frase che c’è al fondo della locandina: L’amore materno è solo un sentimento umano. E come tutti i sentimenti è incerto, fragile e imperfetto. Elisabeth Badinter, L’amore in più, 1980.
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martedì 9 febbraio 2010
Separazioni e conseguenze
Erich Fromm aveva scritto che “Il rapporto tra madre e figlio è paradossale e, per un senso, tragico. Richiede il più intenso amore da parte della madre, e tuttavia questo stesso amore deve aiutare il figlio a staccarsi dalla madre e a diventare indipendente”.
E io sono assolutamente d’accordo.
Iaia Caputo in Di cosa parlano le donne quando parlano d’amore ha scritto: “So che i miei figli mi hanno resa migliore e più calda d’affetti e più sapiente - non voglio neppure immaginare cosa sarei diventata senza di loro - ma continuo ad assaporare il piacere della casa vuota, l’anarchia di un weekend senza orari e frigorifero vuoto, il gusto della libertà senza limiti di tempo, di sonni infiniti, di cinema e letture”.
E io sono assolutamente d’accordo.
E io sono assolutamente d’accordo.
Iaia Caputo in Di cosa parlano le donne quando parlano d’amore ha scritto: “So che i miei figli mi hanno resa migliore e più calda d’affetti e più sapiente - non voglio neppure immaginare cosa sarei diventata senza di loro - ma continuo ad assaporare il piacere della casa vuota, l’anarchia di un weekend senza orari e frigorifero vuoto, il gusto della libertà senza limiti di tempo, di sonni infiniti, di cinema e letture”.
E io sono assolutamente d’accordo.
venerdì 5 febbraio 2010
Indagine Europea delle madri
Troverete qui tutte le indicazioni per compilare il questionario anonimo con il quale si vuole sondare il livello e la qualità di benessere "globale" delle madri e delle loro famiglie, dando così voce alle attuali reali esigenze, priorità, desideri.
Le parole sopra sono copiate dal sito. Di mio, a "dando così voce alle attuali reali esigenze, priorità, desideri", aggiungo: speriamo!!
Le parole sopra sono copiate dal sito. Di mio, a "dando così voce alle attuali reali esigenze, priorità, desideri", aggiungo: speriamo!!
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domenica 31 gennaio 2010
Compleanno
Questo blog compie un anno. Spronata a scriverlo da ITmom e Piattinicinesi, ero partita con dubbi e timori e speranze. A distanza di dodici mesi il bilancio, per me, è assolutamente positivo anche se ci sono stati momenti durante i quali mi pareva di non aver nulla da dire e pensavo che forse era arrivato il momento di chiuderlo. Ma i vostri commenti mi suggerivano che qualcosa circolava, e che il mio timore che diventasse un luogo di cose sfilacciate e polverose non si stava avverando. Strada facendo oltre al tema “ombre della maternità” a me molto caro, ho inserito segnalazioni, recensioni, immagini: il viaggio insomma è stato una scoperta continua ma non così lontano come contenuti da quelli che immaginavo. Per quanto riguarda le persone invece la sorpresa è stata maggiore. Non pensavo davvero che sarebbe stato il mezzo per incontrare tante donne affini. Alcune le ho conosciute di persona, con altre ci sono contatti via mail, con altre ancora semplicemente ci siamo conosciute attraverso i commenti pubblici nei quali però è evidente, al di là di quelle che possono essere delle sane differenze di pensiero, che esiste un filo conduttore, una base comune sulla quale far circolare nuovi pensieri. Un anno è anche tempo di bilanci e di passaggi e io comincio ad avere voglia di qualcosa di nuovo da un punto di vista grafico; almeno di qualche aggiustamento. Ma - inutile dirlo - per le modifiche attendo che mio figlio torni dall’Australia.
“Torno mamma, torno presto, ma faccio ancora un salto (?!) in Vietnam, perché voglio vedere la valle del Mekong e mi sono iscritto a un corso di cucina vietnamita”.
Dunque attendiamo, il blog e io e non solo, che Francesco termini il suo viaggio. Nel frattempo ho chiesto alla casa editrice se era possibile inserire sul blog alcuni capitoli del libro, e mi hanno risposto sì, e li stanno preparando. Fra poche settimane quindi sarà possibile leggerne qui alcune parti. Non ho altro da aggiungere, a questo post, tranne un grazie enorme la cui eco è così forte che spero proprio possa giungere fino a voi.
“Torno mamma, torno presto, ma faccio ancora un salto (?!) in Vietnam, perché voglio vedere la valle del Mekong e mi sono iscritto a un corso di cucina vietnamita”.
Dunque attendiamo, il blog e io e non solo, che Francesco termini il suo viaggio. Nel frattempo ho chiesto alla casa editrice se era possibile inserire sul blog alcuni capitoli del libro, e mi hanno risposto sì, e li stanno preparando. Fra poche settimane quindi sarà possibile leggerne qui alcune parti. Non ho altro da aggiungere, a questo post, tranne un grazie enorme la cui eco è così forte che spero proprio possa giungere fino a voi.
domenica 24 gennaio 2010
Annunciazione di Simone Martini

Simone Martini, nel 1333, dipinse insieme al cognato Lippo Memmi l’Annunciazione fra S.Ansano e Santa Messina. Si trova negli Uffizi e mi pare di vedere che Maria di fronte all’Angelo Gabriele non sia al massimo della felicità. Che si ritragga un po’?
Simone Martini, l’Annunciazione fra Sant’Ansano e Santa Massima, 1333. (particolare)
sabato 23 gennaio 2010
Milano: parte il MOM COACH
Troverete qui tutte le informazioni che riguardano il progetto Mom Coach nato dalla collaborazione di VereMamme con altre due realtà, Dol's e Coaching & Training Strategy Group, che si sono ritrovate intorno ad uno stesso obiettivo: valorizzare la donna in tutte le sue espressioni.
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mercoledì 13 gennaio 2010
Segnalazione- arteterapia
Per mamme e bambini che vivono a Milano e dintorni, e vogliono sperimentare l'arteterapia, ecco qua un'iniziativa di una collega.
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sabato 19 dicembre 2009
Una sintesi perfetta
Ho appena letto questo post di Flavia, e lo segnalo qui perché condivido ogni parola, virgole comprese. E sento fondamentale l'accento che viene messo sulla libertà di scelta della donna. A volte sono sgomenta di quanto sia ancora necessario dirlo. Eppure...
Intanto, ripetiamolo pure fino alla nausea. La donna deve avere libertà di scelta.
Intanto, ripetiamolo pure fino alla nausea. La donna deve avere libertà di scelta.
domenica 28 giugno 2009
Tra volti e non volti
E’ il titolo di un video di Maria Grazia Tundo. E’ un sollievo vedere che noi donne iniziamo a ribellarci (o perlomeno a riflettere) su ciò che accade ai nostri corpi quando non si accetta il lavoro del tempo.
mercoledì 24 giugno 2009
Donne pensanti
Ho appena aderito a questa iniziativa di Panzallaria. Il blog donne pensanti. La misura è colma da tempo, dobbiamo provare a unirci, e fare qualcosa, donne e uomini che non pensano che le donne siamo merce. Firmare è un punto di partenza.
sabato 30 maggio 2009
Dentro il corpo
Da un po’ di tempo volevo scrivere un post sul corpo, ma le mie riflessioni sarebbero state analoghe a quelle che ha scritto Monica qui.
giovedì 21 maggio 2009
Essere genitori: John Bowlby
Da una conferenza di John Bowlby, etologo, psicoanalista inglese, a New York nel 1980.
Voglio anche sottolineare che, nonostante pareri contrari, occuparsi di neonati e di bambini non è un lavoro per una persona singola. Se il lavoro deve essere fatto bene e se si vuole che la persona che primariamente si occupa del bambino non sia troppo esausta, chi fornisce le cure deve ricevere a sua volta molta assistenza. Varie persone potranno fornire questo aiuto: in genere è l’altro genitore; in molte società, compresa la nostra, l’aiuto proviene da una nonna. Altri che possono essere coinvolti nell’assistenza sono le ragazze adolescenti e le giovani donne. Nella maggior parte delle società di tutto il mondo questi fatti sono dati per scontati e la società si è organizzata di conseguenza. Paradossalmente ci sono volute le società più ricche del mondo per ignorare questi fatti fondamentali.
Voglio anche sottolineare che, nonostante pareri contrari, occuparsi di neonati e di bambini non è un lavoro per una persona singola. Se il lavoro deve essere fatto bene e se si vuole che la persona che primariamente si occupa del bambino non sia troppo esausta, chi fornisce le cure deve ricevere a sua volta molta assistenza. Varie persone potranno fornire questo aiuto: in genere è l’altro genitore; in molte società, compresa la nostra, l’aiuto proviene da una nonna. Altri che possono essere coinvolti nell’assistenza sono le ragazze adolescenti e le giovani donne. Nella maggior parte delle società di tutto il mondo questi fatti sono dati per scontati e la società si è organizzata di conseguenza. Paradossalmente ci sono volute le società più ricche del mondo per ignorare questi fatti fondamentali.
Le forze dell’uomo e della donna impegnate nella produzione dei beni materiali contano come attivo in tutti i nostri indici economici. Le forze dell’uomo e della donna dedicate alla produzione, nella propria casa, di bambini, sani, felici e fiduciosi in se stessi non contano affatto. Abbiamo creato un mondo a rovescio. Ma non voglio addentrarmi in complesse argomentazioni politiche ed economiche, ma voglio sottolineare il pericolo di adottare delle norme sbagliate. Perché proprio come una società in cui esiste una cronica insufficienza di cibo può assumere come sua norma un livello di nutrizione deplorevolmente inadeguato, così è possibile che una società nella quale i genitori dei bambini piccoli vengano abbandonati a se stessi, in una cronica insufficienza d’aiuto, consideri questo stato di cose come normale.
John Bowlby, Una base sicura, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1989.
John Bowlby, Una base sicura, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1989.
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domenica 26 aprile 2009
Verso Elettra
Andrò a vedere Silvia Battaglio in Verso Elettra, a Torino dal 6 al 10 maggio. L’ho scoperta l’anno scorso, casualmente (ma perché mai siamo quotidianamente funestati da personaggi insulsi e le persone di valore le dobbiamo andare a cercare? Va bè un’idea ce l’avrei ma non è questo il post). In ogni caso Silvia Battaglio è giovane e sono certa che sentiremo parecchio parlare di lei. Avevo visto il suo Un sogno per Maria perché una frase riferita allo spettacolo mi aveva colpita molto. Quella in cui l’annuncio che l’Angelo fa a Maria viene visto come un dono e una mancanza. Una sintesi poetica ed efficace per descrivere la realtà dell’essere madre: un dono enorme e sì, anche una mancanza. Ero andata dunque per l’argomento e avevo scoperto questa donna che è autrice, regista e canta e recita, e danza mescolando corporeità e spiritualità con un talento innato coltivato dalla disciplina. Un’artista a tutto tondo.
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domenica 19 aprile 2009
Cose da donne?
I post e i commenti di Silvia e di Denise mi hanno fatto rimuginare su un tema irrisolto: le donne curano, gli uomini molto meno, per ora. Allora sono andata a riprendere uno dei libri che ho amato di più negli ultimi anni: A modo mio di Elena Liotta. E’ un libro utile a ogni donna che desidera riflettere sull’essere tale, uno di quei libri da tenere in libreria, assaporarlo un pezzo per volta, poi leggerlo tutto insieme e infine riprenderlo a tratti. Almeno io così ho fatto. E ora che l’ho riaperto ne trascrivo una parte perché la condivido in pieno e non avrei saputo dirlo così bene.“…le donne- in qualsiasi ruolo si trovino- continuano ad adattarsi e a mandare avanti il loro lavoro facendo spesso appello al rinomato “senso pratico” o “buon senso; alla bravura nell’organizzare, nel comunicare, nel rendersi disponibili quando serve, oltre l’orario, il compito e il contesto.
Ma lo fanno perché sono così di “natura”, come sostengono molti uomini e anche alcune donne?
C’è forse in questo un’ingenua tautologia: visto che lo fanno vuol dire che ci sono portate, oppure sono brave perché lo fanno da sempre, come la funzione materna. Si farebbe meglio a pensare che sono state sempre costrette in qualche mansione, che a ogni generazione hanno imparato dalle loro madri a farlo, che continuano anche oggi poiché le suggestioni sociali e massmediatiche sono sempre le stesse, perché i lavori di accudimento, servizio e cura rimangono ancora facilmente accessibili alle donne, soprattutto perché gli uomini continuano a rifiutarsi di farli.
Rimane il fatto che alcune funzioni e ruoli della vita umana sono essenziali per la sopravvivenza della comunità. Qualcuno dovrà pur occuparsi della manutenzione, della pulizia, dell’igiene, dell’alimentazione, del riposo, dell’accudimento dei piccoli, dei deboli, degli anziani, di spazi, tempi, contesti, persone. Non si tratta solo di lavori elementari, ripetitivi, automatici. Occorre saper pensare, agire, trovare soluzioni, a volte anche sul momento, tenendo insieme coerentemente diverse parti di un sistema.
Anche nelle società psicoanalitiche o negli ordini professionali del campo della cura e dell’educazione, negli uffici di segreteria, centralino, manutenzione e organizzazione troviamo sempre e solo donne.
Ma forse è il caso di smettere di invocare un femminile innato che spinge al servizio. E’ troppo comodo per il maschile per essere vero”.
Questa è la situazione attuale, se i genitori e- mi spiace dirlo- tante madri, smetteranno di crescere i figli maschi come persone alle quali tutto è dovuto, potremo vedere fra qualche anno qualche cambiamento.
Ma lo fanno perché sono così di “natura”, come sostengono molti uomini e anche alcune donne?
C’è forse in questo un’ingenua tautologia: visto che lo fanno vuol dire che ci sono portate, oppure sono brave perché lo fanno da sempre, come la funzione materna. Si farebbe meglio a pensare che sono state sempre costrette in qualche mansione, che a ogni generazione hanno imparato dalle loro madri a farlo, che continuano anche oggi poiché le suggestioni sociali e massmediatiche sono sempre le stesse, perché i lavori di accudimento, servizio e cura rimangono ancora facilmente accessibili alle donne, soprattutto perché gli uomini continuano a rifiutarsi di farli.
Rimane il fatto che alcune funzioni e ruoli della vita umana sono essenziali per la sopravvivenza della comunità. Qualcuno dovrà pur occuparsi della manutenzione, della pulizia, dell’igiene, dell’alimentazione, del riposo, dell’accudimento dei piccoli, dei deboli, degli anziani, di spazi, tempi, contesti, persone. Non si tratta solo di lavori elementari, ripetitivi, automatici. Occorre saper pensare, agire, trovare soluzioni, a volte anche sul momento, tenendo insieme coerentemente diverse parti di un sistema.
Anche nelle società psicoanalitiche o negli ordini professionali del campo della cura e dell’educazione, negli uffici di segreteria, centralino, manutenzione e organizzazione troviamo sempre e solo donne.
Ma forse è il caso di smettere di invocare un femminile innato che spinge al servizio. E’ troppo comodo per il maschile per essere vero”.
Questa è la situazione attuale, se i genitori e- mi spiace dirlo- tante madri, smetteranno di crescere i figli maschi come persone alle quali tutto è dovuto, potremo vedere fra qualche anno qualche cambiamento.
domenica 29 marzo 2009
Madri a tempo pieno
Spesso mi domando che differenza c’è tra la solitudine che prova una donna che lavora quando diventando madre deve fare i conti con la carenza dei servizi, l’eventuale latitanza dei nonni, o la distanza geografica dei medesimi e di tutte quelle cose che fanno da contorno (anzi di tutte quelle cose che sono assenti come contorno), e quella che prova una donna che quando diventa madre decide, se può permetterselo, se lo desidera, di essere madre a tempo pieno. Mi pare che oggi quando una donna investe tutto il suo tempo nella maternità, debba in qualche modo giustificarsi, come se solo la donna che lavora sia in casa che fuori casa potesse contare su un’identità più riconosciuta a livello collettivo. Esistono donne che caricano i figli di aspettative che loro medesime non riescono ad esprimere, e questo è certamente un guaio per quei figli. Ma ne esistono altre che semplicemente nell’essere madri esprimono la loro creatività: lo fanno in modo sano, non aspettandosi riconoscenza eterna, non sentendosi chiuse in un ambito troppo stretto, non blaterando a destra e manca che la loro è l’unica scelta giusta e possibile. Sono donne a proprio agio nel loro ruolo di madri a tempo pieno per un periodo lungo della vita. Così lungo che poi la madre lascia il posto naturalmente al ruolo di nonna, una nonna che sarà poi una buona rete per la generazione successiva. Oppure sono madri a tempo pieno per un lustro o qualche anno in più, rinviando a data da destinarsi eventuali decisioni professionali. Temo però che oggi donne così si sentano fuori posto tanto quanto le madri che lavorano. In un modo o nell'altro il rischio di sentirsi inadeguate è sempre dietro l'angolo pronto a balzare addosso.
domenica 15 marzo 2009
Conciliazione
-Papà, mamma dov’è?
-Al computer.
-Mi sa che prepariamo noi la cena questa sera!
-Sì, e dopo iniziamo anche a scrivere un libro sulla solitudine dei padri e dei figli…
Secondo me hanno confuso la parola solitudine con “conciliazione”. Ah! ma noi donne siamo brave a spiegare il significato della conciliazione, che conosciamo così bene, ora ci ri-provo.
-Al computer.
-Mi sa che prepariamo noi la cena questa sera!
-Sì, e dopo iniziamo anche a scrivere un libro sulla solitudine dei padri e dei figli…
Secondo me hanno confuso la parola solitudine con “conciliazione”. Ah! ma noi donne siamo brave a spiegare il significato della conciliazione, che conosciamo così bene, ora ci ri-provo.
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