domenica 1 marzo 2009

Billy Elliot

E io che pensavo che Billy Elliot fosse un film che illustra molto bene cosa può accadere in una famiglia quando c’è un lutto troppo grande da sopportare, e tutto si congela. E quel dolore freddo come il ghiaccio dopo un po’ si scioglie e diventa rabbia e così succede che quella rabbia si trasforma e diventa altro. Per esempio la possibilità che la vita riprenda a scorrere attraverso un sogno da inseguire, così potente che la rabbia diventa forza e poi sostegno a chi a quel sogno non rinuncia. E invece scopro qui che di Billy Elliot è solo l’ultima immagine del film che viene usata come modello. L’ennesimo modello di successo propinato ai nostri figli, l’obiettivo da raggiungere. Tacendo una volta ancora l’importanza del viaggio, della disciplina, del coraggio, della speranza, e sì, anche del dolore e della capacità di trasformarlo, che in tutto il film sono così ben descritti.

14 commenti:

  1. Ciao Marilde!
    Purtroppo viviamo in una società (almeno, questa è la percezione che ho io) in cui conta il risultato e se la strada per raggiungerlo è breve e facile, a qualunque costo, tanto meglio.
    Così mi vedo circondata di adulti arroganti, bambini prepotenti, tutti educati a "voglio tutto e subito". Mi sono spesso interrogata su come educare mia figlia, inevitabilmente sbaglierò... però vorrei evitare "certi" sbagli!

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  2. ciao Marilde,
    penso che a sognare la serie A o il palcoscenico della Scala sono molto spesso i genitori più che i figli.
    ormai la linea di confine che separa i sogni dei figli, che vanno condivisi e sostenuti, da quelli dei genitori è sempre meno definita e a rimetterci è, come dici splendidamente tu, il valore del viaggio, ma anche aggiungo io, della scoperta di sè e della propria strada, autentica, sentita, scelta e non subdolmente imposta.
    un abbraccio
    Francesca

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  3. @Lalaura: esatto, è il "tutto e subito" e ormai è chiaro i danni che provoca.

    @MammaNews:la linea di confine è davvero troppo allentata.Bisogna ripristinare una sana separazione genitori-figli.

    Ciao!

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  4. Una signora che conosco ha due figli e si sta "ammazzando" di lavoro per permettere ai figli stessi di frequentare la BAPS, la scuola inglese. Non ha voluto il terzo figlio perchè non avrebbe potuto permettersi di dargli il massimo, perchè vuole solo il meglio per i suoi figli. Se poi alla BAPS i bambini non hanno amici o non frequentano i compagni perchè vivono il disagio della madre che si sente inferiore rispetto alle mamme o tate degli altri compagni, non importa. Loro devono diventare qualcuno nella vita e il successo passa da lì, dal Baps.
    Premesso che la Baps può essere una buona scuola e che l'istruzione è importante, non so quanto stia davvero aiutando quei bambini a crescere. E' davvero un valore diventare qualcuno di importante o peggio crescere con quell'ansia?

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  5. @Renata:Credo possa anche essere un valore diventare importanti se è una conseguenza di un progetto, di qualcosa in cui si crede. Se è l'obiettivo da raggiungere a qualunque prezzo l'ansia e il malessere temo facciano parte di quel prezzo.

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  6. cominciamo da piccoli a fare le cose style, bene.
    o male.
    o anche ribelliamoci.
    ormai da grandi si può solo fare la star.
    dimenticando che la star è il risultato non solo dlela passione e diun vero talento, ma anche di tanta sofferenza, impegno, dedizione e pazienza.
    dovremmo essere tutte star, ma della nostra vita

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  7. Esatto, nel senso che ognuno di noi dovrebbe costruire da solo e perseguire il suo ideale di successo, ma ciò è faticoso e richiede capacità di approfondimento e di introspezione, una forma di educazione emotiva che purtroppo non si insegna in nessuna scuola. E' più facile assumere i modelli superficiali e finti che ci vengono proposti preconfezionati, e poi trasferirli ahimè ai nostri figli.

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  8. @Piattini e @VereMamme: Sì, è proprio questa eccessiva attenzione all'esterno, ai modelli di successo dietro i quali ci si smarrisce facilmente. Bisogna davvero ripristinare l'attenzione agli aspetti emotivi, mettendo in conto che esiste anche la fatica. Imparare a tollerarla di più.

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  9. Style: che assurdità parlare di Billy Elliott, del proletariato operaio, chissà quante cose passate da fratelli e cugini, in un contesto dedicato a miniabiti costosissimi che non hanno neppure il pregio di durare una vita, perché l'anno prossimo non si metteranno più (e guai a riciclarli!).
    Per me il vero style è andare alla ricerca del riciclo, del risparmio, magari facendo del bene. Per esempio, Terres des Hommes della mia città, Pavia, organizza sempre un bellissimo mercatino di vestiti usati per bambini di tutte le età, e il ricavato va in beneficienza.
    Meglio di così c'è solo la solidarietà tra famiglie, che si scambiano non solo vestiti ma anche aiuto e consigli.

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  10. @Chiara: grazie di questo tuo commento. Non sapevo di questa iniziativa di Terres des Hommes e mi pare molto bella. E l'assurdità dell'accostamento del film mi aveva indignata al punto da scrivere il post. Si sta perdendo il senso della misura.

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  11. a parte che questa delllo Style Piccoli mi sembra il solito magazine per vendere cose e basta e per inculcare ai bambini ideali assurdi.
    Volere il meglio per i propri figli non credo sia sbaglaito ma penso sia molto pericoloso.
    In USA ho avuto la sfortuna di vedere per televisione un documentario sui concorsi di bellezza dei bambini piccoli... Ti dico solo che ho pianto dalla rabbia.
    Che dire...di matti in giro ce ne sono e i giornali lo sanno!

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  12. wwm@: Sì, c'è proprio da piangere,tempo fa ho visto "Little miss sunshine" che ho trovato delizioso tanto quanto è sconvolgente il mondo dei concorsi di bellezza descritti nel film.
    In America tra l'altro sembrano abbastanza diffusi.

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  13. Ti comunico ufficialmente che il tuo libro è in viaggio per casa mia. :-)

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  14. @Silvia: leggendo il tuo commento mi sono immaginata il libro con le ruote!:-)

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