martedì 2 giugno 2009

Ricordi?

Ricordi quando ti ho detto, oltre il vetro dell’incubatrice, di non spaventarti se mi avessi sentita discutere con chiunque fosse entrato in quel momento e mi avesse scoperta a leggere la tua cartella clinica? Non intendevo più tollerare l’assenza di notizie sulla tua salute e quel nicchiare dei medici di fronte a mie domande più precise. Cercai, trovai e ti sorrisi. Ricordi la pazienza che hai avuto ad attendere che il tuo gemello iniziasse a camminare? Andavi ovunque facendo finta di tenermi per mano, ma fino a quando anche quel monello che insieme a te era nato non ha fatto i primi passi da solo, non hai voluto staccarti. E hai poi visto che i tuoi fratelli mica ti hanno aspettato a imparare a nuotare, e hai fatto i conti da solo con la paura che ti incuteva l’acqua quand’eri bambino. Sei gemello di un altro maschio che però somiglia al fratello più alto. E spesso sono stati loro due ad essere creduti gemelli. Dev’essere stato ben difficile conservare una propria identità con le molte domande e i visi stupiti di fronte a “no, sono loro due i gemelli, lui è il primogenito”. Il quale primogenito per un bel numero di anni ha avuto come obiettivo preciso quello di dividere una coppia che sentiva minacciosa per lui. Dal giorno stesso direi in cui gli ho spiegato (aveva tre anni) che non avrei potuto realizzare quello che lui considerava un suo diritto: “Mamma, loro sono due, io sono uno, adesso tu ne fai nascere uno grande come me”.

Ricordi?

E l’adolescenza e i suoi drammi i e i tuoi tentativi di evitare i conflitti sui quali non ti davo tregua e col cavolo, ti dicevo, ora ne discutiamo, invece.
Non so come poi (ma lo so, certo che lo so) a un certo punto hai 26 anni e un bagaglio di esperienze e progetti e passioni. Una di queste è l’Australia. Partirai a settembre e non è più soltanto un’idea, un sogno o parole che si accavallano ad altre, ma è un visto ottenuto e un volo prenotato. Dicevi in questi giorni del tuo desiderio di andare pur sapendo che tornerai poiché senti che le tue radici sono ben salde in questi luoghi. Non so se lo dicevi perché intuisci quella parte di me che io non dico, quella di ogni madre di fronte alle distanze di un figlio, anche di quelle che i figli li lasciano andare, o se davvero è così quel che senti. Può darsi. Sottovaluti forse ancora ciò che l’amore può fare e quanto un incontro può cambiarti la vita.

Tempo fa lessi in un libro che la nostra vita è come una casa. Il luogo, il terreno sul quale è costruita lo riceviamo in eredità dai nostri genitori. Se è fertile e soleggiato sarà più semplice costruire la nostra casa, che comunque è compito nostro. Se ereditiamo un terreno arido avremo più lavoro da fare, faremo più fatica. Io mi auguro che tu non debba lavorare troppo per bonificare il terreno, in modo tale che ti rimarranno più energie per costruire ciò che sarai.

E allora io a te, che discuterai la tesi tra qualche giorno, a te che consideri cucinare un’arte e quando sei tu ai fornelli mangiamo in religioso silenzio per non rovinare i gusti con le parole, a te che scendi alle sei del mattino per poter fotografare un paesaggio con la luce giusta, se è la fotografia quel giorno il tuo pensiero. A te per il quale i computer non hanno segreti e senza il tuo aiuto non avrei mai iniziato a scrivere su questo blog, a te Francesco dico grazie per la strada percorsa insieme in questi anni. Il futuro è tutto da vivere.

31 commenti:

  1. Oh Marilde... che groviglio di emozioni hai sciolto... e io in un pianto insieme alle parole che leggevo un po' offuscate...

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  2. marilde non voglio rovinare questo post con parole superflue, ma ti mando un abbraccio, perché attraverso le tue parole ho rivissuto a tanti livelli cose mie... grazie...

    e tutto il meglio per il tuo francesco, credo avrà poco da bonificare...

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  3. vorrei poter dire io un giorno parole così belle ai miei figli, marilde. ti ammito molto, lo sai.

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  4. Io non so se sia il periodo oppure una gravidanza non programmata e ancora da scoprire :D ma sono in un mare di lacrime.
    Un bacio a te e buon viaggio...ad entrambi.
    Silvia

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  5. non sono stata fortunata come francesco
    ho ancora qualche possibilità che i miei figli lo siano.

    in bocca al lupo a tutti

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  6. 26 anni...un uomo. Non so ancora come si ama un uomo che è tuo figlio, ma quando lo scoprirò, voglio ricordarmi quello che hai scritto qui. Bello.

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  7. ouch marilde! colpita e affondata! non mi ci vedevo proprio che piango alla sua seduta di laurea (tra una ventina d'anni?) e ora invece mi ci vedo eccome, mannaggiattè.

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  8. so quali sentimenti ti hanno fatto scrivere quanto ho letto, spero un giorno di saperli esprimere altrettanto, sperando che passi senza troppi traumi la fase adolescenziale dei miei figli.
    grazie per il tuo contributo nella mia nuova avventura "bloggeristica"

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  9. Marilde sono bellissime le parole che hai regalato a tuo figlio. Bellissimo il legame che hai saputo creare. Spero anche io un giorno.
    Un abbraccio.

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  10. Marilde, tuo figlio sta attraversando un momento splendido della sua vita ed ha una madre incredibile, come lo invidio... avevo 25 anni, quasi la sua età, quando presi il mio di aereo senza ritorno, non una distanza così grande ed una destinazione così incredibile(quanto lo invidio, anch'io pensai di trasferirmi a Melbourne una decina di anni fa... e non lo feci, ecco i rimpianti!), ma a differenza di tuo figlio avevo un terreno arido sotto i miei pedi, costruire fu difficile e molte cose crollarono.
    Hai già detto tutto a tuo figlio, gli aggiungerei: goditi ogni minuto della tua vita e non guardare al futuro. Perché il tuo presente è fantastico.
    Un forte abbraccio, a tutti e due ;)

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  11. Marilde, questo post mi ha molto commosso; come madre, non aspiro ad altro: essere capace di lasciare andare i miei figli avendo dato loro un buon terreno su cui costruire la loro vita adulta. La chiocciola!

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  12. grazie di questo bellissimo post. bellissimo per tutti i genitori che devono trovare il coraggio di lasciare andare e per tutti i figli, che devono trovare quello di partire, e camminare con gambe proprie

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  13. Ah, Marilde,sono alle prese con il mio tentativo di non annegare nel mare di "mamma!" che mi circondano e leggo questo...meravigliosa! Spero un giorno di avere la capacità di lasciar andare le mie figlie fiera e certa di aver contribuito alla creazione di un terreno fertile sul quale costruire la loro vita. Spero di volgere in positivo e non in negativo il mio vissuto e spero di poter sempre contare su esempi come il tuo...
    Per inciso ho iniziato e finito il tuo libro nel ponte. Mi ha dato molti spunti di riflessione. Brava!

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  14. Volevo dire di un terreno fertile sul quale potranno costruire LORO la loro vita.

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  15. Ero in dubbio se pubblicare o meno questa lettera, poi mio figlio mi ha detto che, anzi, gli faceva piacere e ho pensato che poteva essere una nota di speranza per chi è all'inizio del viaggio. Sono così tanti i fattori che determinano ciò che un figlio sarà e noi genitori siamo solo uno di quei fattori, anche se si tende ancora a caricare le madri di ogni cosa. Nel bene e nel male. Devo dire che nella mia esperienza, al di là delle fatiche fatte proprio a causa dello stereotipo del materno, la soddisfazione più grande è stata quella di vedere che si può andare oltre, che se si crede in una relazione autentica e li si lascia liberi, i figli, siamo più libere noi donne e riusciamo a godere appieno dei lati positivi della maternità. Poi, come dico spesso, gli amici si scelgono, i genitori e i figli invece no. Noi ci siamo reciprocamente simpatici, al di là dell'amore ovviamente, e certo è una gran fortuna.
    Grazie a tutte dei bellissimi commenti!

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  16. La fortuna conta fino a un certo punto. Anche alla simpatia e alla capacità di cercare (e trovare) cose che ci piacciano negli altri, amici o familiari che siano, si viene educati. La lettera è molto bella e tuo figlio è stato generoso a lasciartela pubblicare. Sono certo che sarà di aiuto a molti. Grazie a tutti e due e buon viaggio!

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  17. Marildeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!! Ma cavoli, non puoi pubblicare un post così profondo la prima volta che ti apri a noi parlandoci del tuo privato!!! mi hai stesa. Sarà che tuo figlio si chiama come il mio, sarà che vorrei che andasse a vagare per il mondo ma poi se ci penso mi vengono i brividi, sarà che hai scritto parole bellissime ... ma mi hai proprio stesa, cavolo.
    bella lettera ... credo proprio che dall' altra parte del mondo tuo figlio si collegherà spesso per leggerla.

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  18. l'ho letta dal blackberry, mentre accarezzavo i capelli della mia Patatina che dormiva beata e...ho quasi pianto..
    mi associo con chi ha detto che un giorno vorrei anche io essere tanto brava a trascrivere con parole così toccanti dei concetti che sembrano tanto semplici, ma che in realtà sono difficili da esprimere
    complienti :)

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  19. Mi unisco al coro...che commozione! Mi piace pensare che tuo figlio ha fatto bene a "sceglierti" come madre. Abbracci affettuosi

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  20. Mi sono commossa come mamma pensando a quando i miei figli vorranno partire, chiedendomi se avrò il tuo coraggio. E mi sono commossa come figlia che a 28 anni è partita per la sua avventura all'estero, e non è più ritornata. Grazie alle mamme che lasciano liberi i figli di trovare la loro strada. Grazie Marilde!

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  21. Bello , mi sono commossa.
    Amare un figlio è forse più di tutto sapere di essere dei buoni compagni di viaggio, che camminano insieme, che si dividono e che si ritrovano.

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  22. questo post mi tocca nel profondo, puoi capirlo. E succede la stessa cosa a me: uno dei gemelli è identico al grande, l'altro invece sembra il piccolino, da solo, più dolce, più fragile. Non potevo non commuovermi, mi sono vista in te.... Ti racconterò, tra qualche anno....

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  23. Quanta commozione! La lettera, i vostri commenti. Del resto i momenti di saluti e partenze sono anche momenti di bilanci, e tutto insieme...
    valewanda: quando l'ho postata ti ho proprio pensata!

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  24. anche io mi sono commossa. sono delle bellissime parole marilde...

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  25. Bella questa lettera.
    Io spero che le mie piccole un giorno se ne vadano per il mondo seguendo i loro sogni e le loro aspirazioni, ma immagino che non sia così facile vederli andare, seppur gonfie di orgoglio.
    E immagino che non sia neanche così facile dargli radici e ali.

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  26. Ti ho appena scoperta, sul blog di Rossana.
    Mi hai emozionata.
    Una donna che i figli li lascia andare è una donna intelligente, dalla quale i figli torneranno sempre. E comunque.

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  27. Grazie, è bellissima ed io spero tanto che ti arrivino anche queste parole scritte oltre a quelle pensate che sono certa, ti arriveranno più facilmente!

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