sabato 5 maggio 2012

Baby Blues

Non l’ho ancora visto, ma rimedierò. Perché  mi sono piaciuti tutti i suoi documentari: Un’ora sola ti vorrei, Vogliamo anche le rose, e Per sempre. 
In Per sempre,  Alina Marazzi incontra delle monache per cercare di capire cosa succede quando  si sceglie di entrare in monastero, e la visione del documentario mi aveva spronata nella stessa ricerca poiché un capitolo del prossimo libro riguarda lo stesso tema. Io ne ho intervistate due: una che ha fatto una scelta monacale intorno ai cinquant’anni, un’altra che è stata in monastero dai ventisei ai quarant’anni e poi ha scelto di andarsene. Sono stati incontri molto belli, e la cosa singolare è stata che entrambe hanno voluto che ci fosse il loro vero nome all’interno della loro storia. Mi ha molto colpito questa cosa, ho chiesto loro di rifletterci con calma, però – molto determinate – hanno deciso che era fondamentale  usare il nome vero.  
Ma sto divagando poiché, in realtà, il motivo di questo post è che volevo segnalare il blog del film Baby Blues  dove troverete questa  frase dell’autrice che io trovo fulminante nella sua sintesi e verità. 

Quello che voglio raccontare nel mio film è la misura della distanza, spesso indicibile, tra la fatica di essere madri e l’impreparazione culturale e sociale per affrontare e ammettere questo disagio.
(Alina Marazzi dal set del film Baby Blues, 2011)

2 commenti:

  1. non posso che concordare, è una frase che racchiude tutto, e risveglia sensazioni mai del tutto sopite

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  2. wolkerina, infatti credo sia importante anche per chi ha i figli più grandi. La memoria rimane e c'è la possibilità di "sistemarla un po'".

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