C’era una volta una bambina che aveva un papà che era sempre altrove e una mamma accogliente come un frigorifero in una stanza vuota. Non c’erano fratelli o sorelle che le facevano compagnia, o nonni e cugini che le strappassero una risata. La bambina diventò grande, comunque e nonostante, e un bel giorno si innamorò. Sarà per caso o sarà perché di mamma ne aveva avuta troppo poca, sposò un uomo che portava in dote una famiglia intera. Calda di carezze e cibo e gesti affettuosi che riempivano tutti quei vuoti che si portava appresso. E quando tutti gli spazi furono colmi, c’era ancora qualcuno che nutriva, riempiva, scaldava. Nacque un bambino. Le dissero di non preoccuparsi, che ci avrebbero pensato tutti insieme, loro sì che sapevano come fare: il papà, i nonni, gli zii, i cugini e i vicini di casa avrebbero provveduto ai bisogni di entrambi, scaldandoli e riempiendoli e nutrendoli.
La donna pensò che conosceva solo l’amore che manca come quando hai smarrito la sciarpa e sibila il vento di un gelido inverno; o quello che soffoca, come l’asfalto d’estate che sbuffa vapore sotto il sole cocente.
La donna capì che esser madre voleva dire imparare tante cose, ma soprattutto imparare a dosare l’amore.
è vero Marilde, è una questione di dosi. e anche quando pensi di avere quella giusta, devi cercare i mezzi di espressione giusti..e quando hai trovato il linguaggio, devi trovare qualcos'altro...le prove non finiranno mai, suppongo|
RispondiEliminaNo eh! anche per via del fatto che un figlio è per sempre....
RispondiEliminacon un figlio, forse, non si riesce a dosare. ci si dà tutti e basta, contro ogni lucida ragione...
RispondiEliminaSì, sì, è proprio così bstevens. Si perde la lucida ragione. Poi per fortuna dopo un po' la si recupera!
RispondiEliminaDal commento che mi avevi lasciato presagivo qualcosa di buono, ma non di "così" buono. Sono molto contenta di incontrarti. Cercherò di procurarmi il tuo libro e benvenuta nella blogosfera:-))
RispondiEliminaCiao Marilde. Bellissimo questo pezzo.
RispondiEliminaExtramamma e Rossana grazie! Mi fa piacere questa cosa perché pensavo proprio di inserire ogni tanto un post-fiaba come questo. Continuerò!
RispondiEliminaPenso che, soprattutto, nessuno dovrebbe dirti che l'amore che hai deciso di dosare è troppo poco. O troppo.
RispondiEliminaQuel giorno lì, Wonderland, sarà un gran giorno. Spero di esserci. Il giorno in cui si smetterà di dire a una donna che madre deve essere, cosa, come, quanto. Sarebbe ora che ci fossero meno parole inutili e più gesti concretamente utili a crescere i figli.
RispondiEliminabravissima Marilde, un post che è una poesia... arrivato oggi il tuo libro, quando ho un po' di calma lo inizio... Un bacione
RispondiEliminaGrazie Walewanda, ho letto proprio ora il tuo post e direi che...il libro può attendere. Che settimana! Ciao!
RispondiEliminaCiao cara.
RispondiEliminaMolto bello questo pezzo.
Le dosi: ah le dosi...
Un abbraccio.
Silvia: come in cucina, mannaggia quanto sono importanti... un abbraccio a te.
RispondiEliminaDeliziosa e delicata fiaba anche col tono didascalico che , si sa , ci deve stare -:)
RispondiEliminaGrazie Guglielmo e benvenuto nel blog.
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