giovedì 21 maggio 2009

Essere genitori: John Bowlby

Da una conferenza di John Bowlby, etologo, psicoanalista inglese, a New York nel 1980.

Voglio anche sottolineare che, nonostante pareri contrari, occuparsi di neonati e di bambini non è un lavoro per una persona singola. Se il lavoro deve essere fatto bene e se si vuole che la persona che primariamente si occupa del bambino non sia troppo esausta, chi fornisce le cure deve ricevere a sua volta molta assistenza. Varie persone potranno fornire questo aiuto: in genere è l’altro genitore; in molte società, compresa la nostra, l’aiuto proviene da una nonna. Altri che possono essere coinvolti nell’assistenza sono le ragazze adolescenti e le giovani donne. Nella maggior parte delle società di tutto il mondo questi fatti sono dati per scontati e la società si è organizzata di conseguenza. Paradossalmente ci sono volute le società più ricche del mondo per ignorare questi fatti fondamentali.
Le forze dell’uomo e della donna impegnate nella produzione dei beni materiali contano come attivo in tutti i nostri indici economici. Le forze dell’uomo e della donna dedicate alla produzione, nella propria casa, di bambini, sani, felici e fiduciosi in se stessi non contano affatto. Abbiamo creato un mondo a rovescio. Ma non voglio addentrarmi in complesse argomentazioni politiche ed economiche, ma voglio sottolineare il pericolo di adottare delle norme sbagliate. Perché proprio come una società in cui esiste una cronica insufficienza di cibo può assumere come sua norma un livello di nutrizione deplorevolmente inadeguato, così è possibile che una società nella quale i genitori dei bambini piccoli vengano abbandonati a se stessi, in una cronica insufficienza d’aiuto, consideri questo stato di cose come normale.

John Bowlby, Una base sicura, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1989.

26 commenti:

  1. Bowlby è una colonna portante. Grazie per aver proposto questo brano.

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  2. Un mondo al contrario... come sarebbe bello... E se ci provassimo almeno un po'?

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  3. Yes, YES. Siamo denutriti e manco ce ne accorgiamo.

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  4. grazie grazie grazie della segnalazione

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  5. Ciao Marilde!
    Che dire.... la famiglia non c'è più e di figli se ne fanno mediamente uno virgola.

    Un esempio. Io ho una sola nonna disponibile che lavora ancora!
    Una sorella. Che lavora.
    Un marito, che lavora 16 ore al dì, sabato e domenica inclusi (ha una pizzeria).

    Il vuoto di cure genitoriali viene riempito con "cose", "esercizi", "attività intelligenti" ecc...

    Mia mamma me lo dice sempre. Quando io ero piccola un gioco serviva per far divertire un bambino. Oggi serve a "stimolare".

    una pappa doveva avere l'ingrediente appetibile (un cucchiaino in + di parmigiano). Oggi invece sono tutte insipide ma sane.

    E poi ci sono i nidi e le babysitter.... che costano e ci sono tante donne che un lusso così non se lo possono permettere. Ed è il mio caso.

    Insomma... le donne di 50 anni fa lavoravano meno e si sbattevano meno.
    Oggi le donne lavorano di più in un mondo che non è fatto per loro.

    A me piacerebbe che si iniziasse a pensare una società a misura anche di maternità. Partendo da aspetti concreti.

    Uno? I nidi comunali. CHIUDONO ALLE 16. A casa mia gli orari la vorativi oscillano tra le 8 e le 18:30....

    Al mamcamp parlate anche di questo!

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  6. Io adoVo gli etologi che parlano di bambini, mi sembrano i più adatti a farlo. Perché troppo spesso ci dimentichiamo di essere prima di tutto animali, nel senso migliore del termine.
    Faccio un esempio famoso: una scimmietta, messa davanti all'alternativa tra una sagoma spigolosa con biberon e un fantoccio morbido senza, preferisce il secondo.
    Rapportato alla nostra realtà, corrisponde perfettamente all'analisi di Bowlby.
    Grazie per la segnalazione!

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  7. Ma quanti bei commenti!Grazie. Bowlby ha scritto una sacrosanta verità, troppo spesso dimenticata.

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  8. Ieri mentre ero in giardino a giocare, una mia vicina si è affacciata la balcone e mi ha chiesto: "Ma tu e Antonio non riuscite mai a ritagliarvi una serata solo per voi?"
    Le ho risposto "Quando non hai alternative ti abitui e diventa normale, non ci pensi nemmeno più ad una uscita a due e quando si presenta l'occasione perchè magari trascorri il week end dai nonni, neanche ti accorgi che l'occasione c'è"

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  9. Parole che mi toccano nel profondo... se puoi vieni a leggere il mio ultimo post... è un po' uno sfogo... è una contraddizione che vivo... è una parte di inconscio che non riesco a razionalizzare...
    Va beh, non si è capito niente! E' che sto leggendo il tuo libro e per di più anche tu hai avuto due gemelli...

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  10. MArilde, sai come la penso e sai come hai centrato in pieno citando Bowlby. Aggiungo, per agganciarmi a Renata, che noi siamo un animale sociale e le nostre norme comportamentali sono profondamente codificate a livello genetico per interagire in gruppi. Infatti, la società tribale, o del clan, è quella a noi più congeniale. Quella in cui i bambini vengono tirati su collettivamente, in cui gli anziani danno supporto ai giovani e dove nessuno rimane isolato. Non a caso la post-natal depression (depressione postnatale) è un fenomeno della società postindustriale e totalmente inesistente nelle società che ancora si basano sulla struttura tribale.
    Come sai, questo topic meriterebbe pagine e pagine. la nostra società non è fatta per la maternità. È fatta per la produzione, il consumo, l'isolamento. Ma non per le madri.
    E come ti ho già accennato in passato, la mia teoria è che le madri prima o poi scompariranno se questa società non cambia.
    Un abbraccio, grazie per aver riportato in evidenza questa tematica.

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  11. c'è sul blog di desian (desian66.blogspot.com) una frase, in homepage: "Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio". è un proverbio africano, e secondo me la conta proprio giusta. nel paese degli "uno virgola" (per l'esattezza, virgola 34) io, per sopravvivere in città, vado ad abitare in cohousing (se vi interessa, il sito è www.cohousing.it). perché non so, magari nei centri più piccoli è più facile, ma qui a milano è già tanto se, con uno o più figli neonati, una mamma riesce a USCIRE di casa. figuriamoci il resto. e allora questa cosa che sto per fare mi sembra una delle soluzioni possibili (ps bowlby è bravissimo)

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  12. A me la cosa che pare pazzesca è che si continui a non vedere il problema. Basta parlare con le donne, leggere qualunque blog, stare insomma un po' nella realtà vera, e vengono fuori tutte le difficoltà. A cominciare dagli orari degli asili, o alla difficoltà semplicemente di fare la spesa se non hai appoggi. Ma in Italia oltre a non prendere misure a favore delle donne/madri la favoletta della mamma felice funziona ancora alla perfezione. Temo ne avremo ancora per un po'. Per un bel po'.

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  13. Quello che mi turba, ora che vado a curiosare cosa dicono le altre madri, è come spaventosamente siamo tornati indietro rispetto a quando ero piccola io. Non che allora si stesse meglio, ma le donne cominciavano a parlare, aspiravano a introdurre alcuni combiamenti, c'era il sentimento di un futuro (anche sociale: di servizi, per esempio) che avrebbe potuto essere migliore.
    E questo l'abbiamo perso, mi sembra. Riprecipitando indietro.

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  14. @ LGO
    gIà. sTIAMO TORNANDO INDIETRO E LE MAMME SEMBRANO PIù PREOCCUPATE DI ALLATTARE AL SENO O PARTORIRE IN CASA.
    Scusate l'urlo mi è sfuggito il tasto.

    Comunque le lotte non sono finite.
    Ci sono i nidi (tanto disprezzati dal femminismo della Muraro), gli autobus offlimits per le carrozzine, l'epidurale, gli ospedali che non garantiscono nemmeno la presenza costante di un neonatologo.

    Invece di fare il Mam Camp perchè non organizziamo noi, senza agenzie di marketing, un Woodstock mammesco dove parlare seriamente di diritti calpestati e di una società a misura di mamma e bambino?

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  15. quanto è vero, cavolo. grazie di avermi fatto conoscere J,Bowlby
    Gekina, una woodstock mammesca, sarebbe fantastico :))

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  16. Flavia più che una woodstock mi accontenterei di una piazza gremita di mamme incazzate.
    Che pretendono:
    epidurale come diritto
    neonatologo 24 ore su 24
    reparti maternità con TIN
    autobus con accesso alle carrozzine
    nidi comunali aperti almeno fino alle 18:30
    più nidi comunali
    fasciatoi nei locali pubblici
    sale allattamento pubbliche gestite dal comune
    e tante altre proposte.
    Invece di glorificarci nella nostra stanchezza cronica iniziamo a pretendere.
    Woodstock può aspettare. La contestazione ha ancora da comincià. Purtroppo.

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  17. gekina73, mi aggancio anche a te sul tema dell'epidurale... sai la cosa che mi sconvolge? quando sento che esistono ancora degli ospedali in Italia (sentito per testimonianze dirette) che non forniscono per principio l'epidurale nelle sale parto. La cosa più allucinante è che questa è una scelta dell'ospedale, ovvero non avviene perché mancano anestesisti ecc, ma perché è stato deciso (da un uomo, ovvio) che l'epidurale non va bene per i dolori del travaglio.
    Ovviamente il resto del mondo occidentale ha torto.
    Secondo me questa presa di posizione "medica" è un'altra incredibile mancanza di rispetto per le donne e contro il diritto di SCEGLIERE liberamente che cosa fare del nostro corpo e dei nostri dolori.
    Mi viene in mente appunto questo ricordo biblico, "partorirai con dolore"... è scritto, è un destino no? Non ci si può ribellare dunque... >:@

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  18. Vi ho lette, grazie a tutte. Vi rispondo con calma fra due giorni. Sono via è il collegamento internet è...a singhiozzo.

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  19. @Martina
    laura kreyder nel 1995 (credo sia quello l'anno) ha scritto un articolo illuminante sul diritto negato all'epidurale.
    Se ti va di fare un saltino nel mio blog è l'ultimo post pubblicato.
    Sono diventata mamma e blogger proprio perchè non voglio e non posso stare zitta.
    Ti chiedo, se ti va, di firmare la petizione epidurale gratuita e garantita:
    http://www.firmiamo.it/analgesiaepiduralegratuitaegarantita

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  20. @Martina: in Italia si comincia appena ora a discutere di epidurale, e tra le solite finanze disastrate, e alcune idee dure a morire, il diritto di scelta della donna è all'ultimo posto. Nella zona in cui vivo è prevista la possibilità in pochissimi ospedali, per ora. Ma credo che in altre aree la situazione non sia migliore.
    @Gekina73:sai che io, almeno nei blog che leggo, di donne che si glorificano di stanchezza, non ne trovo. Trovo donne che hanno iniziato a discutere di maternità in modo diverso dal passato. I cambiamenti sono lenti, del resto si toccano tabù millenari (dei quali non se ne può più...), ma ci sono.
    E sul femminismo, mi collego anche al commento di LGO, (sì, sì siamo tornate indietro) credo ci sia uno scollamento grande tra le vecchie e le nuove femministe, in generale. Ogni generazione incazzata con l'altra per dei motivi anche validi, ma che mettono distanza e incapacità di lavorare a un progetto comune. Forse è solo la spaccatura da madre a figlia, e la giusta separazione. Sarà che io anagraficamente sono a metà, non mi sento di appartenere nè alle prime , nè alle seconde. (ma questa è un'altra storia). Credo però che invece di arroccarsi ognuna sulle proprie posizioni, rigidamente, sarebbe sensato provate a dialogare. (come stiamo facendo io e te, per esempio).
    So che alcune ostetriche sono parecchio integraliste, e infatti sto tentando di contattarne qualcuna oltre a quelle che conosco direttamente. Ma in effetti non è facile...

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  21. Marilde molte mamme si lamentano dei troppi impegni. Bimbi da portare al nido per poi volare in ufficio per poi rivolare al nido per poi tornare a casa e:
    stirare
    preparare la cena
    lavare i piatti
    fare il bagnetto
    e poi forse dormire o morire.

    Però silenzio per quanto riguarda:
    Nidi aperti dopo le 16.
    Silenzio per l'epidurale.
    Silenzio per i tagli sanitari che hanno messo a pagamento villocentesi e amniocentesi (io sono stata una delle ultime fortunate... 275 euri con ticket sanitario.... ora si arriva anche a 1000 da un privato).

    Insomma le cose sono due:
    o siamo troppo impegnate da arrivare stremate e stanche e non riuscire più a contenera la marea che ci sta velocemente erodendo i nostri diritti.
    O ci va bene così.

    Perchè esiste il partito dei pensionati e delle casalinghe ma quello delle mamme (e di diritti da difendere ne avrebbero una pila così) non c'è e mai ci sarà?

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  22. @gekina73: provo a rispondere alla tua domanda: Spero ci sarà ma la vedo dura perché le difficoltà più grosse sono nei primissimi anni. quando la maggior parte sono sopraffatte e non c'è energia sufficiente. Quando ritorna, la maggior parte delle donne ha voglia di starsene alla larga dall'essere solo madre.E riprendere altre identità con più forza. I pensionati e le casalinghe fanno i conti con l'essere tali per un gran numero di anni. Però è giusto una cosa che mi è venuta in mente al volo.

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  23. Marilde si è madri - o padri - per tutta la vita.
    Le donne forse non vedono l'ora di scollarsi l'etichetta mammesca di dosso perchè non hanno potuto diventare le madri che erano in realtà, ma hanno dovuto sottomettersi a ciò che gli altri si aspettavano da lei.
    Il tempo e la voglia sono scuse.
    In realtà non c'è una vera coscienza dei propri diritti. Le mamme non chiedono perchè non credono di avere nessun diritto.

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  24. @gekina73: certo che si è madri tutta la vita, ma lo si è in modo diverso in base agli anni. Sulla coscienza dei diritti sono d'accordo, ma prima di arrivare lì bisogna togliere tutta la melassa che esiste. E non sarei nemmeno così sicura che a tante donne quella melassa non faccia più che comodo. Io per esempio molto più che a donne della mia generazione, sento dire da giovani ragazze frasi come: voglio un uomo che mi mantiene, fare la mamma e la casalinga. Su questo io e LGO siamo concordi sul tornare indietro delle donne. Ed è chiaro che in una situazione simile parlare di diritti delle madri è ancora più difficile. Ma si procede, ovviamente. Anche se io capisco benissimo che chi è molto incazzato o molto ferito investa più energie, chi lo è di meno a un certo punto vive semplicemente il sollievi di non essere nei guai e fa altro nella vita.

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  25. Marilde io non sono né incazzata e neppure ferita. Però sto investendo molto in questa lotta. E lo faccio perchè quando ti rendi conto che in gioco c'è la tua identità e libertà non puoi fare altrimenti.
    Rabbia? Forse dopo, quando ho capito che come donna non ho libero accesso alle cure sanitarie, che il mio dolore per lo stato italiano ha un valore pari a zero mentre per un cittadino maschio è sempre positivo, curato e rispettato.
    La melassa si toglie solo svegliando le persone, mettendole davanti a uno specchio. Si toglie la melassa parlando di diritti civili.

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