domenica 4 ottobre 2009

Mal di pietre

Di questo libro mi è piaciuto parecchio il modo usato dall’autrice, Milena Agus, di descrivere la classica “pecora nera” presente in quasi ogni famiglia. Un modo inconsueto ma molto vero.

“Mamma mi ha raccontato queste cose dopo che nonna è morta. Le ha sempre tenute per sé e non ha mai avuto paura di farmi allevare da sua suocera che amava molto. Anzi, pensa che dobbiamo essere grati a nonna perché si è presa tutto il disordine che magari sarebbe toccato a papà e a me. Secondo mamma, infatti, in una famiglia il disordine deve prendere qualcuno, perché la vita è fatta così, un equilibrio fra i due, altrimenti il mondo si irrigidisce e si ferma. Se la notte noi dormiamo senza incubi, se il matrimonio di papà e mamma è sempre stato senza scosse, se mi sposo con il mio primo ragazzo, se non abbiamo crisi di panico e non tentiamo di suicidarci, né di buttarci dentro i cassonetti della spazzatura, o di sfregiarci è merito di nonna, che ha pagato per tutti. In ogni famiglia c’è sempre uno che paga il proprio tributo perché l’equilibrio fra ordine e disordine sia rispettato e il mondo non si fermi”.

13 commenti:

  1. Mi piace. E' vero che c'è sempre un capro espiatorio. Difficile, però, vedere questo in termini positivi e costruttivi. Interessante. Grazie degli spunti di riflessione sempre preziosi.

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  2. Sì ma bisognerebbe aver chiesto alla nonna, se era contento di tutto quel disordine buttatole addosso.
    Francesca

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  3. Il capro espiatoratorio prima o poi "esplode". capita spesso. E quando succede, tutto il disordine viene sparso in giro, in modo caotico ed irrimediabile.
    il disordine, in realtà, va "distribuito" tra più persone. Quando ciò non succede, la famiglia scoppia....

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  4. @letizia: In questo paragrafo quel che almeno viene messo in luce è che qualcuno che ha fatto da "capro espiatorio" perlomeno viene ringraziato.
    @Francesca: no, non credo affatto fosse contenta.
    @Martina: L'ideale sarebbe che ognuno di noi si facesse carico del proprio disordine. A ognuno il proprio, con naturalezza: ordine e disordine. (ci vorranno secoli...)

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  5. Ultimamente ho (ri)cominicato a lavorare su me stessa sotto la guida di qualcuno che mi permette di lasciarmi andare senza paura di perdermi. Sarà che sono molto motivata, sarà che è ora e certi pensieri sono mturati abbastanza, due sessioni ho fatto e in entrambe piango come una fontana e butto fuori un sacco di zavorra.

    Poi a un certo punto mi sono chiesta: ma sarà tutta roba mia? Certo che no, ma interiorizziamo anche i pesi passati, le zavorre delle madri e dei padri e delle nonne, quindi si, poi a un certo punto quello che scoppia si sparge in giro e si ridistribuisce.

    Quindi da un lato concordo con te, sarebbe meglio se ognuno si caricasse il proprio disordine, poi penso ai figli e mi dico che se finché ce la faccio posso caricarmi un po' del loro, intanto che crescono, a me non secca più di tanto.

    Però è una bella immagine.

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  6. @mammamsterdam: sui figli sai cosa penso? che la miglior eredità che possiamo lasciare è quella di non caricare loro del nostro disordine. Perché è vero, come dici, che passa, da una generazione all'altra. Sul loro, credo e spero che possiamo aiutarli a gestirlo, a conoscerlo. E se noi conosciamo il nostro disordine (e lavorare su di sé è un ottimo modo per farlo), evitiamo loro un po' di fardelli.

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  7. io ho adorato anche il secondo, ali di babbo, te lo consiglio... Valentina

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  8. Ultimamente mi sento molto difensore delle pecore nere, che pagano per altri un prezzo troppo alto. Mi sono messa in una posizione di osservazione e non mi piace cogliere la loro sofferenza. Quindi se distribuissimo un po' le colpe eviteremmo gli eccessi delle pecore nere e anche le loro scelte eccessive. No, il capro espiatorio non è mestiere che mi piace.

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  9. è una storia delicata. una donna che si colloca fra capro espiatorio e colonna portante della famiglia, di quelle fondamenta invisibili e nascoste nei muri delle cantine fra ragnatele e barolo.
    come di certe figure di giuda o ponzio pilato, rivisti e reinterpretati come uomini capaci di vivere fino in fondo la loro viltà per consentire ad altri di costruire una storia importante, consapevoli, infelici e capaci di accettare un certo destino...

    ma un capro espiatorio consapevole non è già più un capro espiatorio, il capro espiatorio è la negazione del nostro coraggio e delle nostre responsabilità, no?

    monica

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  10. @valewanda: non lo conoscevo, grazie dell'indicazione. Lo leggerò.
    @Mammma Cattiva: Sì, una sofferenza notevole. per questo ben venga un'equa distribuzione.
    @Monica: la tua ultima frase mi piace molto. Mi sa che te la "ruberò"!

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  11. E' difficile credere che, nonostante una vita difficile, errori fatti da altri e pagati, ci sia qualcuno che porti il suo fardello con dignità,e riesca, almeno in parte, a rendere più leggero il nostro...

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  12. bellissima, e soprattutto potenzialmente vera. un bel riscatto per le povere pecore nere della famiglia.

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  13. Bellissimo! E' davvero magnifico vedere come abbiamo delle brave scrittrici! Ne sto leggendo un altro sempre scritto da una donna che mi riporta indietro alla mia infanzia a Milano! W le donne! Gabriella - Unamamma bis

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