Leggendo il libro di poesie di Dale Zaccaria: Inedito per una passante, riflettevo su quanto gli esseri umani si dividano non troppo equamente tra coloro che della morte non vogliono sentire parlare tentando di ignorare che esiste e coloro che vi si addentrano in un modo o nell’altro e per questo sono molto più vivi. L’autrice appartiene al secondo gruppo. Nell’introduzione, c’è una frase che ben sintetizza il titolo del libro: “esprime sia il senso della precarietà della vita (una passante) che l’impressione di novità che ciascuna esperienza porta con sé (inedito)". Scegliere una delle poesie non è stato semplice: quella che trascrivo qui mi auguro sia di buon auspicio per noi donne. Ne abbiamo un gran bisogno. Tempi bui.
Canto per Malalai Joya
Io canto la voce di una donna
di altre cento mille donne
canto queste donne
queste madri
queste figlie
questi occhi possano vedere
queste mani hanno altre cento
mille mani da toccare
senza polvere e senza catene
canto il loro canto
ché non si pieghi
ché non si fermi
ché germogli questo canto
per altre cento donne mille donne
canto la voce di una donna
senza fili
senza barriere
senza il seme del loro sangue
senza nessun padrone
canto questo fiore
canto questa madre
canto questa figlia
canto il canto di queste donne
altre cento mille donne.
L’ho scoperta transitando nel blog corpodipoesiaproject. In effetti la poesia è solo una delle espressioni artistiche di Dale Zaccaria, giornalista e operatrice interculturale. Da anni ricerca la contaminazione fra le diverse arti attraverso performance dal vivo con la musica, la danza, la poesia, la pittura. La qualità del suo lavoro conduce in quel territorio dove si respira il connubio tra disciplina e anima.
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E' una poesia molto delicata e con un messaggio forte e aperto..grazie per averla condivisa! EleVi
RispondiEliminabellissima!
RispondiEliminaQuesta è una poesia di Meena madre spirituale di Malalai Joya e di tutte le donne afgane,
RispondiEliminaquesto il sito di Malalai Joya
http://www.malalaijoya.com/index1024.htm
in Italia è uscito per l'edizione Piemme la sua autobiografia "Finché avrò voce" da leggere e diffondere,
Sono una donna che si è destata
Mi sono alzata e sono diventata una tempesta
che soffia sulle ceneri
dei miei bambini bruciati
Dai flutti di sangue del mio fratello morto sono nata
L'ira della mia nazione me ne ha dato la forza
I miei villaggi distrutti e bruciati mi riempiono di odio contro il nemico,
Sono una donna che si è destata,
La mia via ho trovato e più non tornerò indietro.
Le porte chiuse dell'ignoranza ho aperto
Addio ho detto a tutti i bracciali d'oro
Oh compatriota, io non sono ciò che ero.
Sono una donna che si è destata.
La mia via ho trovato e più non tornerò più indietro.
Ho visto bambini a piedi nudi, smarriti e senza casa
Ho visto spose con mani dipinte di henna indossare abiti di lutto
Ho visto gli enormi muri delle prigioni inghiottire la libertà
nel loro insaziabile stomaco
Sono rinata tra storie di resistenza, di coraggio
La canzone della libertà ho imparato negli ultimi respiri,
nei flutti di sangue e nella vittoria
Oh compatriota, oh fratello, non considerarmi più debole e incapace
Sono con te con tutta la mia forza sulla via di liberazione della mia terra.
La mia voce si è mischiata alla voce di migliaia di donne rinate
I miei pugni si sono chiusi insieme ai pugni di migliaia di compatrioti
Insieme a voi ho camminato sulla strada della mia nazione,
Per rompere tutte queste sofferenze, tutte queste catene di schiavitù,
Oh compatriota, oh fratello, non sono ciò che ero
sono una donna che si è destata
Ho trovato la mia via e più non tornerò indietro.
Marilde,
RispondiEliminagrazie, al solito, per queste perle che ci regali.
Un abbraccio.
Silvia
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